Non lasciamoci imbrogliare al gioco del linguaggio. Una mattina ci siamo svegliati e abbiamo appreso, che esiste l’undicesimo comandamento: "Non opporti all’ideologia omosessualista", anche se Gesù Cristo non ne ha mai parlato!
di Francesco Lamendola
Ludwig Wittgenstein è stato il filosofo che ha posto maggiore attenzione al problema del linguaggio e ha meglio definito il carattere convenzionale e ideologico che esso può rivestire, con tutti i rischi che ne conseguono. Ha osservato Anthony J. P. Kenny nella sua monografia Wittgenstein (titolo originale: Wittgenstein, Londra, 1973; trad. dall’inglese di E. Moriconi, Torino, 1984, pp.28-30):
Nelle “Ricerche” Wittgenstein insiste sul fatto che le parole non possono essere comprese al di fuori del contesto delle attività umane non linguistiche in cui è immerso l’uso del linguaggio: il gioco linguistico è costituito dalle parole più il loro contesto comportamentale. Le parole sono strumenti: a parole diverse corrispondono funzioni diverse, proprio come succede per una sega o un cacciavite. Ma questa diversità di funzioni viene occultata dal fatto che le parole, sia pronunciate sia stampate, presentano un aspetto uniforme.[…]
Lo studio dei giochi linguistici mostra che non tutte le parole sono nomi; e che anche il nominare non è poi così semplice come sembra. Per dare un nome a qualcosa non è sufficiente trovarsi di fronte a questo qualcosa ed emettere un suono: chiedere come si chiama una cosa e decidere di chiamare le cose in un certo modo sono operazioni che possono essere compiute solo nel contesto di un gioco linguistico. […]