ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 22 maggio 2018

Una seconda Pentecoste è impossibile

La sola e unica Pentecoste: contro l'eresia neo-gioachimita




Il Concilio Vaticano II è stato bollato come una "nuova Pentecoste". Ma una nuova o una seconda Pentecoste è impossibile. La Pentecoste è il mistero dell'identità e della vitalità della Chiesa attraverso tutti i secoli fino al ritorno di Cristo nella gloria; la Pentecoste non è un semplice evento, come lo spettacolo pirotecnico del 4 luglio (festa dell'indipendenza statunitense, ndt), ma è un dinamismo che permane, espresso dalla perenne freschezza della liturgia, che "lo Spirito Santo ... copre nel suo dolce seno e con ali splendenti (1), cosa caldamente ricordata in tutte le Domeniche dopo Pentecoste, che riempiono di un verde brillante l'autentico calendario Romano.

Potrebbe esserci una nuova Pentecoste solo se la vecchia avesse fallito; e in modo simile, potrebbe esserci una nuova Messa solo se la vecchia avesse fallito (2). Se ci fosse una nuova Pentecoste, questa darebbe origine a un nuovo tipo di Cattolicesimo, con nuove dottrine, una nuova moralità, una nuova liturgia, una nuova umanità in una nuova creazione, tutte cose che potrebbero essere in aperto conflitto con le loro controparti della "vecchia Pentecoste".

Martin Mosebach analizza eloquentemente il problema: "Lo 'spirito del Concilio' iniziò a esser tirato in ballo contro il senso letterale dei testi conciliari. In modo disastroso, dell'attuazione dei decreti conciliari s'impossessò la rivoluzione culturale del 1968, che scoppiò in tutto il mondo. Questo fu certamente il lavoro di uno spirito, di uno spirito assai impuro. La sovversione politica di ogni forma di autorità, la volgarità dell'estetica, la demolizione filosofica della tradizione non solo devastò le università e le scuole e avvelenò l'atmosfera pubblica, ma al contempo s'impossessò delle alte sfere della Chiesa. Iniziò a diffondersi la sfiducia nella tradizione, l'eliminazione della tradizione, in ogni cosa, in un entità la cui essenza consiste completamente nella tradizione, tanto che qualcuno ebbe a dire che la Chiesa sarebbe nulla senza la tradizione. In tal modo, la battaglia postconciliare che portò la distruzione della tradizione in moltissimi posti non fu altro che il tentato suicidio della Chiesa, un processo nichilistico, letteralmente assurdo. Noi tutti ricordiamo come i vescovi e i professori di teologia, i pastori e i funzionari delle organizzazione cattoliche abbiano proclamato con un tono fiducioso e vittorioso che con il Concilio Vaticano II una nuova Pentecoste si sia realizzata nella Chiesa, cosa che nessuno dei famosi Concili della storia, che hanno in modo così decisivo costituito lo sviluppo della Fede, ha mai preteso d'essere. Una "nuova Pentecoste" non significa altro che una nuova illuminazione, possibilmente una che possa sorpassare quella che fu ricevuta duemila anni fa; perché non passare direttamente al "Terzo Testamento" dell'Educazione della Razza Umana di Gotthold Ephraim Lessing? Nella visione di queste persone, il Vaticano II significò una rottura con la Tradizione così com'era esistita fino ad allora, e questa rottura sarebbe secondo loro stata salutare. Chiunque abbia ascoltato ciò potrebbe aver creduto che la Religione Cattolica abbia trovato realmente se stessa solo dopo il Vaticano II. Si suppone dunque che tutte le generazioni precedenti - alle quali noi qui presenti dobbiamo la nostra fede - siano rimaste nelle tenebre dell'immaturità" (3).

Quello che abbiamo visto negli ultimi cinquant'anni è un maldestro tentativo di riesumare l'eresia gioachimita secondo la quale la Chiesa sarebbe entrata nella terza e finale età, la nuova età dello Spirito, che avrebbe lasciato alle spalle il Vecchio Testamento del Padre, rappresentato dalle tavole del decalogo e dai sacrifici animali, e il Nuovo Testamento del Figlio, rappresentato dall'unione costantiniana di Chiesa e Stato e dal santo sacrificio della Messa. La nuova età, in modo ecumenico e interreligioso, "va al di là" dei comandamenti, della Cristianità, e del culto divino tradizionale. Con la riforma liturgica di Paolo VI noi andiamo al di là della tradizione liturgica ereditata; con gl'incontri d'Assisi di Giovanni Paolo II noi andiamo al di là della differenza sostanziale tra la Vera Religione e le false religioni; con l'Amoris Laetitia di Papa Francesco noi andiamo al di là dei rigidi confini del Decalogo e dei Vangeli.

Ora, ovviamente, tutte queste novità non costituirebbero altro che una nuova religione, e una nuova religione è una falsa religione.  In tal guisa, la caratteristica maggiormente distintiva della cosiddetta "nuova Pentecoste" o "nuova primavera" è la manifestazione di un'eresia neo-gioachimita, che è incompatibile con il Cattolicesimo ortodosso. La crisi della Chiesa ai nostri giorni è stato il segno divino della disapprovazione del deliberato allontanamento e del lento abbandono della Scrittura, della Tradizione e (sic) del Magistero, in questi decenni, in cui l'amnesia rimpiazza l'anamnesi, e il sacrilegio soppianta la sacralità. Come nota un autore di Rorate Caeli il 2 maggio 2014: "E' la generale inaffidabilità della maggior parte dei mezzi di comunicazione ufficiali della Chiesa e delle case editrici che ha reso i blog così popolari. Questo è specialmente vero quando si considera l'ovvio discordanza che ogni Cattolico avverte tra la morbidezza e la gaiezza dei mezzi di comunicazione ufficiali e la realtà vista terra a terra, dagli abusi sui bambini agli abusi nei sacramenti, dagli abusi nella liturgia agli abusi di confidenza, dalla promozione dei dissidenti al nascondere le statistiche della crisi generale della demografia Cattolica e della pratica religiosa nella maggior parte del mondo, da quando sono iniziati i geli della primavera".

 La Chiesa oggi soffre perché malata nel suo cuore: è letargica nel suo tessuto e intasata nelle sue arterie. Ha bisogno di un trapianto cardiaco, ma piuttosto che darle un cuore differente, ella ha bisogno di liberarsi di quel cuore artificiale e meccanico che le è stato installato da dottori poco competenti, e riacquistare il cuore di carne che la tradizione aveva fatto crescere in lei. Quando questo accadrà, noi saremo testimoni non già di una nuova Pentecoste, ma del rinnovarsi dell'adorazione di Dio in spirito e verità, come Nostro Signore ha profetizzato e ha già stabilito per noi. Dom Paul Delatte (abate di Solesmes dal 1890 al 1921) scrisse, riguardo la sacra liturgia tradizionale: "Nello Spirito Santo  si concentrano, si eternano, si diffondono in tutto l'intero Corpo di Cristo l'immutabile pienezza dell'atto della Redenzione, tutte le ricchezze della Chiesa del passato, del presente e dell'eternità (4).

Non ci meraviglia che Dom Guéranger, in un passo che io amo molto citare, disse: "Lo Spirito Santo ha fatto della liturgia il centro della sua attività nelle anime umane". Questo è ciò in cui dobbiamo trovare la nostra Pentecoste; questo è ciò in cui la Chiesa si rinnova perennemente nella sua giovinezza, trovando a portata di mano l'unico comune linguaggio con cui lodare, benedire, glorificare ed adorare il Re celeste, sinché Egli ritorni dall'Oriente nella gloria: "Ascenderò all'altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza".

NOTE dell'autore
(1) Gerard Manley Hopkins, La grandezza di Dio
(2) Una nuova Messa è una contraddizione in termini; la Chiesa non ha l'autorità per fare una cos adel genere
(3) In occasione del XC genetliaco di Benedetto XVI, Prefazione a P. Kwasniewski, Nobile bellezza, Santità trascendente: perché l'età moderna ha bisogno della Messa di sempre, xii-xiii.
(4) Commentario della Regola di S. Benedetto, 133

di Peter Kwasniewski

Traduzione di Traditio Marciana

[Fonte]
http://traditiomarciana.blogspot.it/2018/05/la-sola-e-unica-pentecoste-contro.html

Pentecoste: Valtorta‒Emmerick. Visioni a confronto




I due brani che riporto, a ridosso della solenne festa di Pentecoste che quest'anno cade il 20 maggio, sono dedicati a tutti gli ardenti che ancora rimangono nel mondo, ossia il "Piccolo Resto" che, sfinito dalla lunga attesa, deriso e bistrattato da tutti, continua fiducioso a pregare e ad impetrare dal Cielo la Grazia dell'Avvertimento (cfr. QUIQUIQUI e QUI), affinché l'Umanità prenda coscienza dell'esistenza di Dio e della propria Origine sostanziale.

Questo vuol essere solo un invito alla riflessione e alla ricerca, confrontando i testi con la Sacra Scrittura per una maggior Luce spirituale, in attesa di ciò che verrà su tutti noi molto presto, come ci è stato ripetutamente promesso mediante numerosi mistici e profeti.

L'evento della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, che rappresentano le 12 tribù di Israele e perciò tutta l'umanità moltiplicatasi e diffusasi su tutta la Terra, sta ad indicare l'Unica Parola di Dio ‒ Fuoco Sapienza-Amore ‒ intesa e compresa da qualsiasi essere umano, in contrapposizione alla diversità dei linguaggi causati dalla superbia e dall'odio all'epoca della mitica Torre di Babele.

Per il popolo ebraico, la Pentecoste è la ricorrenza del momento in cui, passati 50 giorni dalla propria liberazione dall'Egitto (da cui il nome specifico), ricevette le Tavole della Legge (la Torah) per mezzo di Mosè sul monte Sinai.

Per i cristiani invece, tale festività, trascorsi sempre 50 giorni dalla Pasqua di Resurrezione (cfr. QUI), ricorda la nascita della Nuova Chiesa Apostolica con l'inizio dell'evangelizzazione per tutte le contrade del mondo.




La Discesa dello Spirito Santo secondo la visione di 
Anna Katerina Emmerick

Le Lingue di Fuoco

"Alla vigilia della festa, la sala del Cenacolo era adorna di piante, ai rami delle quali erano appesi mazzi di fiori e verdi ghirlande.

Pietro indossava i suoi paramenti episcopali. Di fronte a lui, stava la Vergine. Gli Apostoli stavano ai lati con il viso rivolto verso il Capo della Chiesa.

Quando Pietro benedisse i pani, che poi distribuì prima alla Vergine, e poi agli Apostoli, erano presenti dentro la sala almeno centoventi persone, senza contare le pie Donne.

A mezzanotte si avvertì una straordinaria commozione sulla natura, mentre una soprannaturale tranquillità dominava il Cenacolo, dove regnava un religioso silenzio.

Verso il mattino, vidi sollevarsi dall'Orto degli Ulivi una nube bianca e splendente, che si spostò verso il luogo sacro. Osservata a distanza, essa appariva come un globo sospinto da una brezza soave e confortevole.

A grado a grado che si avvicinava a Gerusalemme, essa diveniva sempre più radiosa e diafana; poi si arrestò sul Cenacolo. Come sospinta quindi da un vento impetuoso, discese.

Nel provar commozione alla vista di quella nube, molti giudei corsero spaventati verso il Tempio, poiché temevano che fosse imminente una burrasca.

Ma la nube veniva dal Cielo e non dalla Terra; non era cupa ma luminosa; non era pervasa di fulmini, né sospinta dal vento. Man mano che essa scendeva verso il Cenacolo, diventava sempre più splendente.

Dalla nube irraggiarono fasci luminosi, i quali si dipartivano lungo sette linee che incrociavano e andavano verso il basso in delicate sfumature pari a lingue di fuoco.

Il punto, dove i sette fasci si intersecavano, era abbellito da un arcobaleno. Là apparve una mobile e luminosa figura che aveva ali a guisa di raggi abbaglianti.

All'interno del Cenacolo, la lampada a cinque bracci non dava ormai più luce. I presenti erano rapiti in estasi: alzavano il volto con le labbra dischiuse, come assetati.

Poi, nella bocca di ognuno penetrò una vampa di luce simile a lingua di fuoco. Tali fiamme si estesero anche ai discepoli e alle pie Donne che stavano all'interno del vestibolo.




In tal modo, la nube luminosa si dileguò, a misura che proiettava i suoi raggi sui congregati al Cenacolo. Notai che le fiamme discendevano sopra ognuno, ma in fogge diverse per forma, colore e qualità.

Dopo quella pioggia meravigliosa, tutti gli astanti si sentirono rianimati, ardenti di zelo, giulivi e vibranti di santo ardire. Tutti circondavano la Vergine che era serena e raccolta in preghiera.

Poi gli Apostoli si abbracciarono con fraterno entusiasmo. Si dicevano tra loro:

‒ Come eravamo noi prima? Come siamo adesso?

Tutti i presenti sentivano in sé stessi una nuova vita, una piena soddisfazione, una illimitata fiducia in Dio e una santa audacia di far del bene. La loro esultanza si manifestò in azioni di grazie, poiché tutti ringraziarono l'Altissimo di quanto avevano visto e di quanto provavano in cuore.

Molti forestieri di buona volontà, intervenuti alle feste di Pentecoste, sperimentarono pure i benèfici effetti per la venuta dello Spirito Santo, poiché ricevettero interne illustrazioni spirituali. Invece i cattivi si impressionarono e si indurirono nei loro riprovevoli propositi.

Intanto Pietro, al Cenacolo, imponeva le mani su cinque Apostoli, i quali dovevano istruire e battezzare alla piscina di Bethesda. Essi erano: Giacomo il minore, Bartolomeo, Mattia e Taddeo. Durante la consacrazione, quest'ultimo ebbe una visione: gli parve di attirare a sé il corpo di Cristo, con le braccia incrociate sul petto.

Prima di partire per battezzare, essi ricevettero, in ginocchio, la benedizione della Vergine. Vidi ripetere questo atto di ossequio alla grande Madre anche nei giorni seguenti.

In tali occasioni, la Vergine indossava un bianco manto, un velo corallino, e aveva due nastri cilestrini che, dalla testa ai due lati, scendevano fino al suolo. Sulla fronte portava inoltre una corona di seta, fermata da nastri. Così Ella appariva, davanti agli Apostoli, quale Madre della Chiesa.

Allorché essi cominciarono a predicare, gli ascoltatori rimasero sorpresi ed ammiratipoiché ognuno di loro udiva, espresso nel proprio linguaggio, quanto dicevano gli oratori."


Duccio da Buoninsegna  (1255-1319)

L'Effusione dello Spirito Santo secondo la visione di
Maria Valtorta

"Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c’è presenza di discepoli, almeno io non sento nulla che mi autorizzi a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono soltanto la presenza e le voci dei Dodici e di Maria Santissima, raccolti nella sala della Cena.

Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe diversamente, lasciano libero tutto il centro della stanza e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato per la Cena, e fra esso e il muro, e anche ai due dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati per la Cena e lo sgabello usato da Gesù per la lavanda dei piedi.

Però non sono, questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la Cena, ma parallelamente, di modo che gli Apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti,pur lasciando un sedile, l'unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per la Vergine benedetta, che è al centro della tavola, al posto che nella Cena occupava Gesù.

La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze, denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il lampadario arde al centro, ma con la sola fiamma centrale accesa;l'altro giro di fiammelle che fanno da corolla al bizzarro lampadario sono spente.

Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante barra di ferro che le attraversa. Ma un raggio di sole si infiltra baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino al pavimento, dove proietta un occhiolino luminoso.

La Vergine, seduta da sola sul Suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra Giovanni. Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d'Alfeo e il Taddeo.

Davanti a Lei, ha un cofano chiuso, largo e basso, di legno scuro. Ella è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e sopra questo il lembo del Suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto.

Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce che giunge sin là, io credo che, più che leggere, la Madonna ripeta a memoria le parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in silenzio, meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso.





Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico. Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi, come due stelle chiare, e da arrossarle le guance d'avorio, come se su di Lei si riflettesse una fiamma rosata. È veramente la mistica Rosa!

Gli Apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per sbieco, per vederla in visomentre  così  dolcemente  sorride  e  legge,  e pare  la Sua voce un canto d'angelo.  E Pietro se ne commuove tanto che due lucciconi gli cascano dagli occhi e per un sentiero di rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio della barba brizzolata.

Ma Giovanni riflette il sorriso verginale e si accende come Lei di amore, mentre segue col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e sorride.

La lettura è finita. Si tace la voce di Maria. Cessa il fruscio delle pergamene svolte e riavvolte. La Vergine si raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il cofano. Gli Apostoli la imitano…

Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell'arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino. Si avvicina, sempre più melodioso e intenso, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e le imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili.

La fiamma del lampadario, sino ad allora immobile nella pace della stanza chiusa,palpita come se un vento la investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l'onda del suono soprannaturale che le investe.

Gli Apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima, che hanno sempre.

Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, la Quale alza il capo sorridendo ad una cosa nota solo a Lei e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, mentre le due ali azzurre del Suo manto, così aperto, si stendono su Pietro e Giovanni che l'hanno imitata inginocchiandosi.


Gustave Doré

Ma  tutto ciò,  che io ho impiegato tempo a descrivere,  si è fatto in men di un minuto.

E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo entrare, con un ultimo fragore melodico,in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sulla testa della Vergine, a tre palmi dal Suo capo, che ora è scoperto, perché Ella, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia per invocarlo e gettato indietro la testa con un grido di gioia, con un sorriso d'amore senza confini.

E dopo quell'attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l'Amore è raccolto sulla sua Sposa, il Globo SS. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.

Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fuoco diretta alla fronte, ma una corona che abbraccia e cinge come un serto il Suo capo verginale, incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di Dio, l'incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l'eterna Amata e l'eterna Fanciulla che nessuna cosa può avvilire e in nulla toccare.

Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione,avendo in comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza corporea, di sguardi, di vitalità... avendone già un anticipo nella bellezza del suo Corpo glorioso assunto al Cielo per essere il fiore del Paradiso.

Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell'Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il  viso  benedetto è trasfigurato  di  gioia  soprannaturale  e  ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla Luce dello Spirito Santo.

Il Fuoco rimane così per qualche tempo... E poi si dilegua... Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun terrestre fiore può sprigionare... Il profumo del Paradiso...

Gli Apostoli tornano in loro stessi... Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude gli occhi, abbassa il capo... Continua il suo colloquio con Dio... insensibile a tutto... Nessuno osa turbarla.

Giovanni, accennandola, dice: «È l'Altare. E sulla Sua gloria si è posata la Gloria del Signore…».

«Sì. Non turbiamo la Sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e manifeste siano le Sue opere e le Sue parole fra i popoli», dice Pietro con soprannaturale impulsività.

«Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me», dice Giacomo d'Alfeo. «E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti».

Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda..."




Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Brani tratti da: "Le Rivelazioni di Caterina Emmerick" di Eugenio Pilla e da "Il Poema dell'Uomo-Dio" di Maria Valtorta.

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