ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 18 marzo 2018

The real Pigs

Il bambino nella valigia: immagine simbolo di Ghouta


Nell’estate del 2016 la commozione aveva il volto del bambino Omran. Ogni giornale, ogni televisione, ogni sito internet piangeva per quel bambino con il volto insanguinato ed impolverato estratto dai calcinacci della sua casa di Aleppo Est.
Nel piangere per quel bimbo ogni commentatore ometteva diligentemente una basilare verità: Aleppo Est non era un’oasi di libertà, ma un piccolo califfato su cui sventolava la bandiera di Jabhat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida.
La vicenda del bimbo nella valigia è diversa, ma il principio è lo stesso. Quello scatto toccante e commovente viene utilizzato per confondere l’opinione pubblica e riproporre il copione di una guerra alimentata dalla spietata ferocia del “macellaio” Bashar al Assad e del suo alleato Vladimir Putin.
E ci si guardava bene dal ricordare che tutte le foto uscite da quell’angolo di Siria erano attentamente controllate e scelte dagli “agit prop” del gruppo terrorista. Così quando – caduta Aleppo Est – il padre di Omran denunciò i soccorritori del figlio spiegando come l’avessero messo in posa e fotografato invece di curarlo e portarlo all’ospedale sulla vicenda cadde un velo di omertoso e imbarazzato silenzio.
È da settimane che le agenzie diffondono in maniera martellante solamente le immagini dei civili di Ghoutanascondendo scrupolosamente i ribelli che combattono a Ghouta.
Due giorni fa, abbiamo raccontato quando il bimbo nella valigia, la sua famiglia e almeno altri 15mila fra bimbi, donne, uomini e anziani hanno deciso di abbandonare il villaggio controllato dalla Legione Rahman e da Tahrir Al Sham, la coalizione di gruppi alqaidisti attivi nella regione di Ghouta.
L’hanno fatto perché per la prima volta in sette anni, da tanto dura l’occupazione della regione di Ghouta da parte dei gruppi islamisti, hanno potuto scegliere da che parte stare senza essere minacciati e condizionati dai ribelli. L’hanno fatto perché il governo di Damasco e i russi, dopo settimane di bombardamenti e assalti alle roccaforte ribelli, hanno aperto quel corridoio umanitario offrendo ai civili la possibilità di mettersi in salvo.
Dal sobborgo di Damasco, secondo le stime fornite dal rappresentante siriano all’Onu Bashar Jaafari, sarebbero fuggiti “oltre 40mila civili” grazie ai corridoi “aperti dall’esercito siriano in coordinamento con l’alleato russo”. “I civili” – ha proseguito il diplomatico – “sono andati nei centri allestiti dal governo siriano e dalla Mezzaluna rossa arabo-siriana, in rifugi temporanei dotati di tutto il materiale necessario per la loro cura”.
Quel bambino – appoggiato in una valigia perché mamma e papà, piegati sotto il peso di altri bagagli e di altri figli da portare in salvo, non hanno un altro posto confortevole in cui trasportarlo – è dunque un’immagine di disperazione, ma anche di speranza.
La speranza di un ritorno alla vita, di una fuga da una regione occupata con la forza delle armi e assoggettata all’arbitrio dei gruppi ribelli. Ribelli che – come raccontavano le famiglie in fuga assieme al bimbo nella valigia – sequestravano gli aiuti umanitari, si guardavano bene dal distribuire cibo e soccorsi ai civili e minacciavano di morte chiunque tentasse di abbandonare i territori sotto il loro controllo.
Dunque possiamo anche commuoverci per quel bimbo, ma attenzione perché le troppe lacrime rischiano di offuscare la realtà. La realtà di una valigia scomoda e angusta che lo porta, però, verso la salvezza. La realtà di una valigia che lo aiuta a fuggire da dei villaggi trasformati in prigioni, a dire finalmente addio a dei lager a cielo aperto dove lui e la sua famiglia erano solo carne da cannone, scudi umani piegati alla volontà folle e spietata dei gruppi jihadisti.

E LONDRA COPIA GOEBBELS



“The Guardian”, 18 marzo 2018.
Berlino, 1935.
L’Intrigante – Come la Russia minaccia le democrazie occidentali.
 

https://www.maurizioblondet.it/londra-copia-goebbels/Colpire Putin per educarne 100


CASO SKIPRAL: DOMANDE SENZA RISPOSTA
Perché i servizi segreti di Mosca (o Putin in persona secondo alcuni) avrebbero deciso di eliminare una ex spia russa che vive a Londra, consegnata da loro stessi agli inglesi 10 anni prima e che avrebbe da tempo cessato ogni attività?
Per “vendetta perché i russi non perdonano i traditori”, spiegano quelli che le cose le sanno. Ma allora perché non l’hanno fatto fuori negli anni in cui la spia era prigioniera nelle carceri di Mosca?
E poi perché farlo a 15 giorni dalle elezioni presidenziali in Russia che vedranno Putin vincere il quarto mandato e nel momento di massima tensione tra Russia e Occidente, in cui Europa e Stati Uniti stanno accusando Mosca praticamente di tutto (fra un po’ anche del buco dell’ozono)?
E perché per eliminare questa “spia in pensione” l’avrebbero avvelenata con una sostanza chimica identificata dagli esperti britannici come “Novichok”, uno dei più letali agenti nervini creato e sviluppato nei laboratori dell’Uzbekistan ai tempi dell’Unione Sovietica?

Perché i russi avrebbero lasciato questa perfetta firma d’autore al loro “inutile” complotto? Non era più semplice un colpo di pistola alla testa da un sicario o uno di quegli insospettabili incidenti stradali in cui involontariamente la vittima perde la vita in circostanze assolutamente casuali?
E siamo sicuri che questo “veleno” riconduca direttamente alla responsabilità di Mosca?
Vil Mirzanyanov è uno scienziato russo che partecipò al programma chimico sovietico prima di fuggire negli anni ‘90 negli Stati Uniti rivelando molti segreti dei prodotti proprio in quel laboratorio uzbeko dove lui lavorò. Nel 2007 pubblicò un libro che svelava i programmi chimici sovietici e all’interno anche le formule di questa sostanza incriminata.
Sul Wall Street Journal, Ralf Trapp, uno dei massimi esperti internazionali di armi chimiche, ha ricordato come la divulgazione di questa formula “ha reso il Novichok disponibile per la riproduzione altrove” e che “altri Paesi svilupparono questo programma”.

Con il caso Skipral siamo ad un salto di livello: accusare la Russia di terrorismo di Stato

D’altro canto i Servizi d’intelligence britannici hanno dato ampia prova di inaffidabilità e manipolazione. Furono i loro report (combinati con quelli della Cia) a costruire la bugia delle “armi chimiche di Saddam” che spinse all’invasione in Iraq e all’inizio del processo di destabilizzazione del Medio Oriente. E furono sempre loro (in combutta con quelli francesi) ad inventare le prove “umanitarie” che giustificarono la guerra in Libia e la distruzione di uno Stato sovrano, producendo gli effetti disastrosi che oggi noi paghiamo in termini di immigrazione e terrorismo jihadista.
La storia di Sergei Skripal (la spia avvelenata) e sua figlia Yulia che oggi lottano tra la vita e la morte, è destinata a rimanere sospesa a metà tra la verità che i governi occidentali, i media e le élite che li controllano impongono al mondo e l’indimostrabilità di questa verità.
blogUN SALTO DI LIVELLO
Qui però siamo ad un salto di livello. L’accusa alla Russia è quella di un atto di terrorismo su territorio britannico. L’immagine dei soldati di Sua Maestà che si aggirano con le tute anti-batteriologiche per i giardini di una città inglese sotto attacco chimico di un potenza straniera, è la perfetta icona di cui il mainstream ha bisogno per spaventare l’opinione pubblica e additare Mosca come un pericolo per l’Occidente.
Ma perché accusare Mosca di questa maldestra operazione in territorio britannico?
Qualche settimana fa su Bloomberg, Eli Lake esperto di Sicurezza Nazionale ha chiarito l’obiettivo: qualora Putin “continuerà i suoi omicidi sul suolo europeo si dovrebbe includere la designazione della Russia come sponsor statale del terrorismo”. Con ricadute pesantissime anche a livello di Nazioni Unite.
NUOVA GUERRA FREDDA, INVENZIONE OCCIDENTALE
La realtà è che non c’è nessuna Guerra Fredda se non nella volontà occidentale di crearla. Le ragioni sono evidenti.
Oggi il mondo non è bipolare ma multipolare.
Il vero nemico per l’egemonia americana e per l’Occidente non è la Russia (oggi potenza dimezzata) ma la Cina di cui la Russia è partner secondario.
La Russia non è più Unione Sovietica, non controlla più metà dell’Europa e paesi in Sud America e Africa; è al massimo una potenza regionale che cerca disperatamente di arginare l’espansionismo americano e occidentale in Eurasia difendendo legittimamente i propri interessi vitali.
Il Patto di Varsavia non esiste più e molti dei paesi che un tempo erano alleati di Mosca oggi gravitano in orbita occidentale; la Russia di oggi è potenza nucleare ma in termini militari la sua forza è un quinto di quella passata e di gran lunga inferiore a quella della Nato che è la più terribile macchina da guerra globale mai esistita nella storia.

Putin deve pagare l’intervento in Siria e l’opposizione ai progetti del Nuovo Ordine Internazionale

Pensare che la Russia stia per invadere l’Europa o abbia interesse ad alimentare tensioni con l’Occidente è solo il frutto di una schizofrenia indotta. La narrazione di una nuova Guerra Fredda serve all’Occidente per legittimare la Russofobia che affonda le sue radici nei secolari interessi imperiali di Londra e che oggi si sposa con gli interessi dell’élite globalista e del suo immenso apparato tecno-militare.
COSA PAGA PUTIN?
Il caso Skipral e l’accelerazione indotta da Gran Bretagna e Francia (con meno convinzione Usa e Germania) per accusare la Russia di qualcosa ancora da dimostrare sembrano essere fatti apposta per portare all’estremo le tensioni con Mosca. Tensioni il cui livello si è accentuato negli ultimi due anni. Perché?
Putin sta pagando il suo intervento in Siria che ha interrotto l’effetto domino iniziato con la Primavera Araba e con i regime change imposti in Libia e Egitto.
Putin paga l’aver combattuto e sconfitto Daesh (che prima del suo intervento stava dilagando con la complicità dei suoi creatori, Usa e Arabia Saudita) e cancellato quel Califfato che doveva rappresentare un cuscinetto di preparazione alla nuova entità sunnita da far spartire a turchi e sauditi.
Putin paga l’aver reso evidente la trasformazione di Al Qaeda  in “ribelli moderati” utilizzati dall’Occidente come forze militari per le “proxy war” in Siria e Libia.
Putin paga l’aver impedito l’abbattimento del regime di Assad e la spartizione del Medio Oriente secondo l’asse atlantico-sunnita che lega Usa e Gran Bretagna al regime wahabita e alla nuova dittatura turca.
Ecco perché bisogna punire la Russia di Putin: per educare il resto del mondo. Guai a chi si oppone ai disegni del Nuovo Ordine Mondiale imposti dall’élite e dai fedeli scudieri che governano le democrazie occidentali.



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