ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 25 luglio 2017

Pensano di aver già vinto


La Massoneria spiegata in Tv dal Gran Maestro Di Bernardo
(di P. Paolo M. Siano) L’11 aprile 2001 è andata in onda su Rai2 la dodicesima ed ultima puntata del programma Satyricon, nel corso della quale il conduttore Daniele Luttazzi ha intervistato, come «primo ospite», l’allora Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI), il Prof. Giuliano Di Bernardo. Dal 1990 al 1993 Di Bernardo è Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani (GOI). Poi nel 1993 lascia il GOI e fonda la GLRI divenendone Gran Maestro.
La GLRI ottiene il riconoscimento da parte della Massoneria britannica e del circuito delle Grandi Logge anglofile. Tra il 1996 e il 1998 il Gran Maestro Di Bernardo partecipa alla fondazione della Gran Loggia di Ucraina e della Gran Loggia di Moldavia. Verso il 2002 Di Bernardo lascia ufficialmente la GLRI e la Massoneria per dedicarsi alla costituzione di altre realtà di tipo iniziatico. Vediamo alcuni punti di quell’intervista del Di Bernardo, il quale, nell’arco di circa 22 minuti, lascia intravedere l’essenza iniziatica ed esoterica della Massoneria.
Suo malgrado, il Prof. Di Bernardo ci aiuta a comprendere i motivi profondi dell’inconciliabilità tra Chiesa e Massoneria.

I «pastori poco illuminati»

Pasdaran e clero refrattario


Ogni rivoluzione che si rispetti ha i suoi pasdaran e il suo clero refrattario. La rivoluzione da qualche anno in atto nella Chiesa cattolica non poteva fare eccezione. Non meraviglia dunque che il pasdaran di turno, certo Giulio Cirignano, dalle colonne dell’Osservatore Romanose la prenda col clero refrattario che non solo non si entusiasma per lo «straordinario momento» che stiamo vivendo, ma addirittura assume un «atteggiamento, talvolta, di chiusura se non di ostilità».

Ci si potrebbe ritenere offesi al sentirsi definire «discepoli [che] dormono»; «pastori poco illuminati», che tengono i fedeli loro affidati «dentro un orizzonte vecchio, l’orizzonte delle pratiche abituali, del linguaggio fuori moda, del pensiero ripetitivo e senza vitalità»; «Sinedrio … ricco di devoto ossequio al passato … [ma] povero di profezia». Ma ormai ci siamo abituati; abbiamo le spalle grosse; svolgiamo il nostro lavoro non certo alla ricerca di lodi, ma solo per servire il Signore che ci ha scelti, con tutti i nostri limiti e imperfezioni, e ci ha inviati come pecore in mezzo ai lupi. Certo, dopo aver preso tante sberle per le strade del mondo, una volta rientrati in casa, farebbe piacere sentirsi dire una parola di incoraggiamento e di conforto. Da qualche tempo invece, anche dentro la Chiesa, lo sport preferito sembra essere diventato il tiro al piattello, dove il piattello sono i poveri preti che non ne fanno una giusta. Ma va bene cosí; un motivo in piú per non montarci la testa e prendere parte, nel nostro piccolo, alla passione del Maestro.


Il megafono disartrico

 Il papa tace e Schönborn parla per lui. Con argomenti qui criticati ad uno ad uno


Ricevo da un autorevole uomo di Chiesa e pubblico, acconsentendo alla richiesta di non rendere noto il suo nome.
*
TUTTI RISPONDONO AI "DUBIA" FUORCHÉ IL PAPA. QUESTA VOLTA È TOCCATO A SCHÖNBORN
di ***
Il 13 luglio 2017 il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha parlato per quattro ore, in due conferenze e una conversazione a domande e risposte, presso il Mary Immaculate College, a Limerick, in Irlanda.
Il porporato austriaco è intervenuto nel contesto dell'evento "Let's Talk Family: Let's Be Family" (Parliamo di famiglia, siamo famiglia), che fa parte di una serie di manifestazioni organizzate in preparazione dell'incontro mondiale delle famiglie (1), a cura del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che si svolgerà a Dublino dal 21 al 28 agosto 2018.
Dopo aver letto i reportage dell'evento offerti dai principali media specializzati (2), non posso che constatare che ai "dubia" sottoposti al papa da quattro cardinali rispondono tutti fuorché lui; e che, in questo modo, al coro caotico dei commenti e delle interpretazioni più disparate di "Amoris laetitia" – che tutto fanno fuorché chiarire ai fedeli e ai confessori i problemi suscitati dal documento – si è aggiunta una nuova voce, o meglio, della nuova nebbia.
Questo perché gli argomenti offerti dall'arcivescovo di Vienna – almeno per come sono stati riportati dai media più affidabili – sono tutt'altro che convincenti. Vediamone i principali.

La guerra dei quarant'anni

Presentazione
Proponiamo la lettura di questo interessante articolo di don Philippe Toulza, sull'assistenza alla messa novus ordo, ma il discorso concerne anche la sua celebrazione. Esso è uno degli 11 articoli che compongono il dossier che la rivista francese Fideliter, n° 237, ha dedicato all'argomento.
E' un articolo che va certamente integrato non solo dal restante dossier, ma anche da tutta la bibliografia che ha caratterizzato la ormai quarantennale battaglia della Fraternità san Pio X per la santa Messa Tradizionale, contro il novus ordo; esso ha il vantaggio della sintesi e della chiarezza nel presentare la posizione della Fraternità: "Non possiamo né celebrare la messa di Paolo VI, né assistervi".

Come viene stravolta la cultura della vita


La Nuova Bussola Quotidiana ha firmato stamani un’ articolo drammatico, leggi qui, nel quale comprendiamo quella “resa” che avrebbe spinto i genitori del piccolo Charlie ad arrendersi, a gettare la spugna e noi non siamo certo qui a giudicare la loro scelta, anzi, queste nostre riflessioni desiderano far emergere la gravità di un certo grado culturale della morte, al quale siamo arrivati, continuando a sperare, a pregare per questi due genitori affranti e davvero esausti, ma anche ingannati!
Che cosa hanno in comune queste due Anime e la famosa enciclica di Giovanni Paolo II, la Salvificidoloris? Certamente sono due casi completamente diversi, eppure condividono una similitudine che faremo bene a meditare: in Don Dolindo Ruotolo, nonostante la grettezza dei suoi genitori, la ruvidezza dei comportamenti di un padre autoritario e manesco, prevale quel senso della vita che era la nostra cultura di un tempo, il valore che si dava alla sofferenza e di conseguenza il valore che si dava alla vita umana, a prescindere da…. Nel caso di Charlie, pur emergendo l’amore di due genitori pronti a fare ogni sacrificio per il loro unico figlio, alla fine prevale quel senso di scoraggiamento che è la “cultura della morte” non in quanto essa sia un fattore del tutto naturale nel momento in cui nasce una vita, ma una “cultura” ingannatrice atta a capovolgere il senso stesso della vita e del suo valore a prescindere dal fatto, appunto, se uno nasce “malato” o meno.

Chi sceglie la resa


UN UOMO PICCOLO PICCOLO…


Si può scegliere nella vita se essere eroici o prosaici. Se appartenere all’epos o alle cronache del quotidiano. Se combattere o arrendersi. Chi sceglie la resa è un perdente. Papa Bergoglio lo è. Su tanti aspetti di quest’uomo piccolo piccolo si potrebbe avere da ridire, su tante sue affermazioni più o meno deliranti, più o meno eretiche. Ma un Pontefice che decide di non proferire verbo in relazione al caso del piccolo Charlie Gard merita non il nostro sdegno o la nostra riprovazione, semplicemente merita indifferenza. Se c’è un momento nel quale quest’uomo ha perso definitivamente per me ogni residua dimensione di vicario di Cristo, ebbene quel momento si materializza oggi. Tacere dinanzi all’eutanasia di un bimbo di meno di un anno è un crimine altrettanto potente di chi quell’eutanasia la sta attuando. Il silenzio su questo tema, pur nella affollata confusione verbale su innumerevoli altre tematiche, dichiara l’uomo. Un uomo piccolo piccolo. Forse la giusta figura per una società di tanti uomini piccoli piccoli, nella quale non solo non esiste più l’epos, la narrazione esemplare ed eroica che supera i limiti del contingente e si riconnette ad una dimensione trascendente; una società che vive in stato di ateismo, nella quale la Chiesa stessa può dirsi in gran parte atea, ripiegata sulle istanze del materialismo marxista, dell’utopia sociale non più subordinata a Dio, ma alla divinità dell’Uomo al quale tutto è concesso, anche procurare la morte ad un innocente.
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http://www.fidesetforma.com/2017/06/28/un-uomo-piccolo-piccolo/




la satanica notte radicale


Noi non sappiamo che collegamento vi sia fra l’onorevole (già Ministro) Gaetano Quagliariello e il giornalista Giancarlo Loquenzi. Di certo vengono entrambi dal mondo radicale. Il politico dice d’essersi convertito (lui lo dice) il giornalista una volta in privato, piccato, sbottò d’essere fiero d’esser radicale. Piccole grandi miserie umane. Pazienza. Ce la vedremo tutti con Dio, giusto Giudice.
Risultati immagini per loquenzi indottrinamento mediatico
Potremo fare un parallelo fra la carriera politica di Quagliariello e quella giornalistica di Loquenzi (entrambi, lo ribadiamo, nati in quella fucina di “cultura di morte” che è il mondo attorno a Pannella, Bonino, Cappato e radio radicale) ma lo lasciamo fare a voi lettori.
Potremmo pure aggiungere che anche la “cattolica” Roccella viene da quel mondo. Anche lei dice di essere convertita. Anche Danilo Quinto viene da quel mondo: lui addirittura ha ricoperto incarichi molto prestigiosi dentro al partito radicale. E pure Danilo Quinto dice d’esser convertito a Cristo. Danilo Quinto è più credibile: la sua vita è cambiata ed ha messo, nero su bianco tutto questo travaglio interiore verso la Libertà -che è Cristo- in un libro. Ma questo post non è nè per demonizzare Loquenzi (e/o Quagliariello) nè per canonizzare Quinto.
CHARLIE (2)
In questa sera in cui persino i genitori -non si sa quanto liberamente- gettano la spugna e lasciano che il loro Charlie venga giustiziato (e sacrificato a satana: un perfetto innocente) dalla cultura di morte (radicale, massonica, libertaria) con una tristissima eutanasia -di questo si tratta- che sancisce la vittoria della cultura delloo scarto che Bergoglio, a parole, condanna.
Ecco, stanotte Charlie -vittima pura innocente- muore. Per una sentenza umana, dei tribunali umani. E stasera quel demonio di “cantante” compie un rito satanico di massa a Roma, e giorno 26 replica a Villafranca Veronese (nonostante il Vescovo ha chiesto l’annullamento del “concerto”).
SIT IN
E sempre giorno 26 luglio, in questa rovente estate che sa di inferno (in tutti i sensi) l’atea abortista mai pentita, bestemmiatrice, pro droga, pro eutanasia, va a parlare -invitata dalla Chiesa locale, in una parrocchia piemontese. Lei, abortista fiera mai pentita va sull’ambone, davanti al Santissimo Sacramento, a parlare!
Lei, la radicale, lei la “grande italiana”. Maledetta massoneria.
bonino-bergoglio

Nella fase che precede il collasso


Togliamogli il Giocattolo (...e il Fiasco)

di Francesco Colafemmina

Fritz Wagner  (1896 - 1939)

L'articolo che segue è stato scritto da Francesco Colafemmina,  noto filologo saggistae scrittore pugliese, autore di alcuni libri e di diversi articoli pubblicati sul suo prestigioso blog «Fides et Forma», molto conosciuto ed apprezzato nell'ambito ecclesiale.

Nel 2014 fu sottoposto, insieme alla sua consorte, ad un'ingiusta quanto vergognosa convocazione dai carabinieri a seguito di una denuncia penale per diffamazione(QUI) inoltratagli da padre Alfonso Bruno, il braccio destro del Commissario dei Francescani dell'Immacolata – che sono tuttora perseguitati in modo incomprensibile da Bergoglio (cfr. QUI) – suscitando una vastissima indignazione in tutto il mondo tradizionalista legato agli antichi valori cristiani.

Molti come lui: Sandro Magister, Marco Tosatti, Roberto De Mattei e diversi altri hanno incontrato critiche feroci e a volte persino l'allontanamento dai microfoni di Radio Maria (Antonio Socci, Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro) per le loro dure prese di posizione contro questo papato, ma mai al punto da esserne denunciati all'autorità giudiziaria.

Ho già scritto e documentato parecchio su questo argomento e i post si possono trovare sotto le voci: Bergoglio, Antonio Socci, Francesco Lamendola, Maurizio Blondet, Don Elia e Profezie, e continuerò a farlo nella speranza che si riduca la massa degli "estasiati", ma sarebbe meglio dire "cloroformizzati", che insiste ciecamente a sostenere e a difendere gli "assalti" sempre più sfacciati che il Falso Profeta  assesta  alla Chiesa  ma  soprattutto  alle  anime  che  credono  in  lui.

Che ora é?

E’ ORA DI DIRE BASTA! [Pedofilia, Chiesa e Stato]



Accade fin troppo frequentemente che certi “zelanti” pastori facciano a gara per rivangare, a ritmi periodici, le solite questioni trite e ritrite della pedofilia di certa parte del Clero, come è apparso ultimamente a caratteri cubitali in prima pagina, non solo su Repubblica, ovviamente, ma perfino su “Avvenire” e su “Famiglia Cristiana” con una ostentazione disgustosa di chi si gloria di sputare nel piatto dove mangia.

E’ ora di chiarire una volta per tutte la questione e mettere a tacere, non solo i giornalisti laici, ma soprattutto certo clero fanatico di sapore “bergogliano” perché sembra che non perda occasione per infangare soprattutto la figura del grande Papa Benedetto, colpendo lui, suo fratello George e guarda un po’, perfino il coro della cappella di… Ratisbona, luogo dal quale l’eroico papa Benedetto tuonò contro il pericolo musulmano, citando fonti storiche ma tirandosi addosso quasi la lapidazione pubblica.
E sparano cifre assurde e infondate, 570 e più ragazzini coinvolti… con tanto di sevizie e violenze, tanto chi potrà controllare se nemmeno uno dei ragazzi è stato toccato? Calunniate calunniate, qualche cosa resterà, diceva Voltaire! Tanto, è ormai risaputo che i calunniatori e i corrotti non ci rimettono nulla perché protetti anche da eventuali denunce.
Insomma a quella macabra descrizione del coro di Ratisbona mancavano solo le streghe e gli orchi, forse qualche camera di tortura e poi… il quadro è al completo! Ma i genitori di questi ragazzini non si sono mai accorti di nulla a quel tempo? Tutto tranquillo? Nessun ragazzo che avesse subito qualche trauma e messo in luce fatti così terrificanti sui quali doveva indagare la polizia?  Nessuna denuncia alla Questura in modo da avviare a quel tempo e non adesso, una doverosa indagine? 

lunedì 24 luglio 2017

Nuoce gravemente alla salute!

BERGOGLIO MEGLIO DEL PROZAC

Bergoglio è meglio del Prozac. Contro il logorio della vita moderna: volete un consiglio per vivere sereni e da buoni cristiani? Adottate un po’ di sano menefreghismo: parola di papa. Di papa Bergoglio, naturalmente 
                                                                                                                                                                       di Francesco Lamendola  


Volete un consiglio per vivere sereni e da buoni cristiani? Adottate un po’ di sano menefreghismo: parola di papa. Di papa Bergoglio, naturalmente. Niente penitenza, né preghiera, né meditazione, né digiuno, e neppure opere buone: roba d’altri tempi, di altre ere geologiche, visto che implica il soccorso divino, oppure da praticare solo in dosi omeopatiche; in compenso, l’arte, esclusivamente umana, di fregarsene un po’ delle cose. Magari anche più di un po’, a giudicare dallo stile abituale di colui che distribuisce queste pillole di saggezza.
Non è certo la prima volta che il papa regnante ci somministra i suoi consigli contro il logorio della vita moderna (come recitava lo slogan pubblicitario di un Carosello di tanti anni fa, quello del liquore Cynar); invece di parlare di Dio, di Gesù Cristo, dell’anima immortale, della Grazia e del peccato, del pentimento e del giudizio, della vita eterna, dell’inferno e del paradiso, tutte cose d’altri tempi e che non interessano più a nessuno, tanto meno a lui, che ha ben altro di cui occuparsi, ci ammannisce consigli su come tenere a bada lo stress, il grande nemico della nostra pace interiore. Perché il nemico della pace del cristiano è lo stress, come sanno tutti; non certo il fatto di tenersi lontani da Dio; non la tentazione, non il peccato, non il rimorso, non la mancata espiazione del male commesso, non la consapevolezza della propria fragilità, non l’eredità dei nostri progenitori Adamo ed Eva, e neppure la presenza del diavolo, che, simile a un leone ruggente, se ne va in giro cercando anime da divorare: no di certo. Tutti questi pensieri e sentimenti amareggiavano la vita dei cristiani di molti secoli fa, e sono proprio quelli che hanno reso così triste e opprimente l’atmosfera sociale del Medioevo, come ben sanno tutte le persone colte che, del Medioevo, conoscono Il nome della rosa di Umberto Eco e, forse, qualche puntata di Superquark della premiata ditta Piero & Alberto Angela. Il vero nemico della pace, per un cristiano, è lo stress: l’affaticamento per il troppo lavoro, per la supercompetizione in ufficio, per l’eccesso di traffico urbano, per l’inquinamento acustico, per le cattive abitudini alimentari, e così via. Comunque, ecco i quattro aurei consigli di papa Francesco per combattere questo pericolosissimo avversario della nostra pace e del nostro benessere: essi sono, nell’ordine: 1) un po’ di relativismo “all’italiana”; 2) rivolgersi a san Giuseppe; 3) per chi ha la strana abitudine di praticare l’ascesi, farlo solo nelle giuste dosi, cioè senza strafare; 4) non essere attaccati ai soldi.

Se il Papa continua a fare il gesuita

Un metodo ancora valido?



Sono stati già versati fiumi d’inchiostro sulla foto che ritrae il Preposito generale della Compagnia di Gesú, Padre Arturo Sosa, in preghiera in un tempio buddista. Che altro aggiungere a quanto è stato scritto? A parte una grande tristezza per il declino di un Ordine glorioso, al quale per diversi motivi sono indissolubilmente legato, mi pongo una domanda: Ma come è stato possibile? Come è possibile che un Ordine religioso, che Sant’Ignazio ha voluto edificare sul solido fondamento degli esercizi spirituali, del silenzio, dell’orazione e del discernimento, potesse arrivare a questo punto?


Come l’arianesimo, o peggio?

Interpretazione del Concilio Vaticano II
e della sua relazione con la crisi attuale della Chiesa

di Mons. Athanasius Schneider


Articolo pubblicato sul sito spagnolo Adelante la Fe


Pubblichiamo il seguente articolo sia per l'interesse che riveste la posizione critica di Mons. Schneider nei confronti della crisi che attanaglia la Chiesa cattolica, sia per le posizioni qui espresse dal vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan). La lettura di questo articolo permette di comprendere la forma mentale di tanti vescovi cattolici conservatori, com'è Mons. Schneider, i quali tengono la loro posizione sulla base del riconoscimento positivo del Vaticano II. Essi disconoscono la perniciosità di questo Concilio, che è stato il punto di arrivo di un processo teso a distruggere la Chiesa cattolica per sostituirla con una neochiesa più o meno protestante e in palese rottura con duemila anni di storia e di insegnamento della Chiesa cattolica.
Il fatto che Mons. Schneider, come ha fatto altre volte, auspichi il rientro della Fraternità San Pio X nella ufficialità della Chiesa attuale, non deve ingannare circa le reali intenzioni dei vescovi conservatori. Come dice qui Mons. Svhneider, il rientro della Fraternità agevolerebbe l'instaurazione di un clima atto a sviluppare un dibattito costruttivo circa il valore e la portata dei documenti dei Vaticano II.
Sono passati 50 anni, eppure ancora si parla di dibattito teologico, senza rendersi conto che l'unica soluzione alla crisi che attanaglia la Chiesa sta nella cassazione di questo nefasto Concilio, esattamente come la crisi ariana del IV secolo, qui richiamata da Mons. Schneider, venne risolta con la cassazione dell'Arienesimo.
Non ci sono soluzioni intermedie e ancor meno soluzioni “canoniche”: il rientro della Fraternità San Pio X nell'ufficialità della Chiesa attuale non sarebbe un bene per la Chiesa, ma solo un triste destino per la Fraternità.


Ad Minora!!

Otto per mille, in caduta la Chiesa cattolica In 3 anni oltre un milione di  firme in meno  

ilmesaggero


(Giusy Franzese) Lo potremmo definire l'effetto melting pot sulle dichiarazioni dei redditi. In particolare sulla scelta  della destinazione dell'8 per mille dell'Irpef. Ebbene, pur continuando a incassare l'assegno  nettamente più sostanzioso, la chiesa cattolica in questi ultimi anni sta perdendo donatori. Crescono  invece le altre religioni, buddisti soprattutto. I dati emergono dalle analisi statistiche del Ministero  dell'Economia e delle Finanze. Naturalmente l'Italia resta un Paese per la stragrande maggioranza cattolico. 
 Nel 2016 (ultimi dati  disponibili relativi ai redditi 2015) tra le 17 milioni e 443.907 scelte valide (il 60% dei contribuenti  non fa nessuna scelta), quasi 14 milioni di contribuenti pari all'80% delle scelte valide ha voluto  destinare il suo 8 per mille Irpef alla Chiesa cattolica. Ma nel 2014 erano 15 milioni e 181.000. 


Ci mancava giusto un cinghiale del bosco

Se il Papa è un drago, un elefante o un orso


Il nuovo libro di Agostino Paravicini Bagliani, edito da Einaudi, analizza storia e simboli dell’antica tradizione che per secoli ha associato animali e romani Pontefici


Colombe, draghi, serpenti, cavalli, asini, muli, pecore, agnelli, cammelli, tori, pappagalli, fenici , pavoni, aquile, grifi, unicorni, cervi, cani, lupi, conigli, scimmie, tartarughe, volpi, ghepardi, leoni, leopardi, orsi, rinoceronti, elefanti e romani pontefici. È una tradizione antica e ininterrotta, quella che apparenta animali reali e immaginari (decine e decine, ma solo alcuni rilevanti) e Papi (non pochi) in un rapporto simbolico e metaforico, ora coerente, ora mutevole. Ma tutti questi animali in quale modo nel tempo hanno accompagnato l’autoaffermazione simbolica del papato? O, al contrario, come sono stati usati - e da chi - per attaccare o delegittimare i “Vicari di Cristo” e le loro aspirazioni? Se è vero che alcune associazioni fanno parte della memoria collettiva (si pensi alla colomba simbolo dello Spirito Santo, che ispira e legittima le elezioni; ai Papi a cavallo raffigurati da grandi maestri, magari con gli imperatori a tener le briglie, e più tardi anche la staffa; ad animali esotici come il leone o l’elefante presenti davvero nei serragli papali o metafore di profili immaginari di Pontefici), altri accostamenti invece richiamano animali - pavoni, fenici, grifoni, leopardi - di cui si è perduto il significato o la storia. 

In ogni caso di tratta di animali tutti legittimati a stare dentro un “bestiario del Papa” . Con la loro presenza reale . Con la loro carica simbolica da decifrare. 

Un’immensa confusione pastorale

DEPOSITUM CUSTODI

 
Depositum custodi: custodisci il deposito della fede. Il testamento di Pio XII e la demolizione sistematica, implacabile e incalzante della dottrina: un’immensa confusione pastorale; un’anarchia liturgica pressoché totale
 di Francesco Lamendola  




Negli ultimi anni della sua vita, e già seriamente ammalato, Pio XII, nel congedare un presule, gli raccomandò, quasi una sorta di testamento spirituale, di tener saldo il deposito della fede: quella fede che egli aveva costantemente corroborato con centinaia e migliaia di discorsi - la raccolta completa consta di venti volumi - e ben quarantatre encicliche: tale era l’importanza che quel pontefice attribuiva alla dottrina, a differenza dell’attuale, che la considera una cosa da fanatici (vedi omelia di Santa Marta del 19 maggio 2017); e non a una dottrina qualsiasi, ma alla vera, sola, sana e santa dottrina della Chiesa cattolica, vale a dire il Magistero di sempre, fondato sulle due basi granitiche della divina Rivelazione: la Scrittura e la Tradizione.
L’episodio è stata raccolto dal cardinale Siri nel corso di una commemorazione del defunto pontefice (Giuseppe Siri, Pio XII a 25 anni dalla morte, discorso tenuto nel’Aula del Sinodo l’8 ottobre 1983; cit. in Andrea Tornielli, Pio XII. Eugenio Pacelli, un uomo sul trono di Pietro, Milano, Mondadori, 2007, p. 525):

La dimensione di custode della tradizione è sottolineata anche dal cardinale Siri: “Questa opera magisteriale si volse in più direzioni tra loro collegate. La prima fu quella della verità rivelata. Essa è intoccabile. Quando Pio fu gravemente ammalato, nel 1954, ricevendo per brevi istanti un prelato e stringendogli le mani, disse: “Depositum custodi” [“Custodisci il deposito della fede”], Paolo, Prima lettera a Timoteo, 6, 20; n.d.a.]. Lui era la scolta vigilante. Della Rivelazione toccò in maniera decisa i punti fondamentali, intaccati i quali, tutto poteva essere intaccato. Questa opera magisteriale fu disegno e non pura casualità”.

L “opera“ che sta compiendo



MARTINI, IL CONCLAVE E PAPA BERGOGLIO. CI HA SCRITTO UN PEZZO GROSSO, CON UNA SUA TESTIMONIANZA.

Cari amici del blog, ieri ho avuto una sorpresa. Avete letto – e alcuni di voi anche discusso – il messaggio che mi ha mandato don Ariel Levi di Gualdo. Ho trovato nella mia casella di posta una lettera scritta da un Pezzo Grosso; un nome molto noto, un cattolico, che però non ha niente a che fare direttamente con il Vaticano o la Cei. Ve la giro. E approfitto dell’occasione per ricordare che Stilum Curiae, ospita contributi esterni perché gli sembrano interessanti. Non perché li condivida in tutto o in parte; se sembra che possano arricchire la nostra informazione e dibattito trovano spazio in questo piccolo blog.