ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 febbraio 2017

Privatamente, e mai pubblicamente? Oremus*

Quando la correzione pubblica è urgente e necessaria


(di Roberto de Mattei) Si può correggere pubblicamente un Papa per il suo comportamento riprovevole? Oppure l’atteggiamento di un fedele deve essere quello di un’obbedienza incondizionata, fino al punto di giustificare qualsiasi parola o gesto del Pontefice, anche se apertamente scandaloso? Secondo alcuni, come il vaticanista Andrea Tornielli, è possibile esprimere “a tu per tu”, il proprio dissenso al Papa, senza però manifestarlo pubblicamente.
Questa tesi contiene comunque un’importante ammissione. Il Papa non è infallibile, se non quando parla ex cathedra. Altrimenti non sarebbe lecito dissentire neanche in privato, ma la strada da seguire sarebbe solo quella del religioso silenzio. Invece, il Papa, che non è Cristo, ma solo un suo rappresentante sulla terra, può peccare e può errare.
Ma è vero che egli può essere corretto solo privatamente, e mai pubblicamente? Per rispondere è importante ricordare l’esempio storico per eccellenza, quello che ci offre la regola aurea del comportamento, il cosiddetto “incidente di Antiochia”.

Rally apologetico

                 SBANDATE INCONTROLLATE



In genere, quando si parla di gare automobilistiche, si usa dire che il tal pilota si è prodotto in una “sbandata controllata” e ciò per illustrare l’indice di bravura e di perizia dello stesso in una situazione di alto rischio quale è quella di una curva a gomito presa ad alta velocità. Noi, invece, con il titolo che abbiam posto a epitome del presente intervento, intendiamo descrivere come anche dei provetti piloti, in questo caso una nota scrittrice-apologeta, incappino, invece, in “sbandate incontrollate”, metafora che riferisce del capitombolo fuori strada con cui conclude la corsa chi tenta di piegare la linea retta del dogma presumendo di tornare sul rettifilo.
 
Questa considerazione ci è rampollata nella mente allorquando abbiam fatto debita lettura di un liquido, confuso articolo redatto dalla nota Costanza Miriano (La Verità, 18 febbraio 2017) in cui la stessa tratta del clima brumoso e plumbeo che aleggia sulla nota e nefasta esortazione papale “Amoris Laetitia”, in particolar modo sull’esegesi che il cardinal Coccopalmerio ne ha tratto con un suo fresco libello.
   

Ex (?) Cathedra


Infallibile è la Cattedra di Pietro, non la persona Simone


Il titolo della nostra breve riflessione ci è di grande aiuto perché anche il Papa regnante deve obbedire alla “Cattedra di Pietro”. Se ci riflettiamo bene, infatti, la Chiesa non ha mai fatto una Festa liturgica per il papa regnante… ma c’è la festa della Cattedra di Pietro.

30 denari e passa..

I “trenta denari” dati a Canterbury


(di Mauro Faverzani) Dal 597 al 1558, quando morì il card. Pole, Canterbury è sempre stata un punto di riferimento per la Chiesa Cattolica. Fu la prima sede episcopale e poi divenne sede primaziale d’Inghilterra. Dal 1558 in poi, invece, fu trasformata nella sede dell’anglicanesimo. E, da allora, tutto è cambiato. Prima qui fu ospitato il sepolcro di san Tommaso Becket. Dopo, vi fu distrutto. Dall’adesione allo scisma ad oggi Canterbury non cessa di stupire. In negativo, purtroppo.
L’ultima trovata è stata consentire lo svolgersi qui di un cerimoniale massonico, presieduto dal Decano della Cattedrale, il reverendo Robert Willis, proprio nello stesso giorno, in cui il card. Nichols, nella cattedrale di Westminster, ha riconsacrato l’Inghilterra ed il Galles al Cuore Immacolato di Maria. Cosa è accaduto? Il 18 febbraio scorso la massoneria ha voluto festeggiare in pompa magna i 300 anni della sua fondazione con la costituzione della prima Gran Loggia di Londra. Ed ha scelto proprio Canterbury per la propria “festa di compleanno”.
L’antico edificio sacro per tre ore è stato “ostaggio” di grembiulini e compassi. Il dibattito sul rapporto tra anglicanesimo e massoneria è tuttora aperto ed acceso, ma tutt’altro che chiaro. Il Sinodo Generale della Chiesa inglese, svolto proprio su questo tema nel 1987, ha solo complicato le cose.
In casa cattolica, invece, le posizioni sono chiarissime e chiarissima è la condanna emessa anche contro le logge e contro i loro ammiccamenti al serpente della Genesi, a Satana, al diavolo ed a Lucifero, tutti reinterpretati e messi in buona luce. Per questi e molti altri motivi, chi vi aderisca è «in stato di peccato grave» e non può «accedere alla Santa Comunione», come specificato nella Dichiarazione emessa il 26 novembre 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con specifica approvazione di Giovanni Paolo II.
Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, la più antica obbedienza al mondo, è il duca di Kent, Edward, membro della Famiglia Reale e 34° in linea di successione al Trono. Il fatto che l’arcivescovo Welby abbia permesso questa “singolare” cerimonia non deve purtroppo stupire. Prima della sede di Canterbury fu vescovo a Durham. E, prima ancora, Decano della Cattedrale di Liverpool: è inquietante apprendere come qui molti tavoli in legno presentassero intagliato il simbolo massonico di squadra e compasso.
A scriverlo è il sito Virtue online-The Voice for Global Orthodox Anglicanism, quindi una voce da questo punto di vista quanto mai “attendibile”. Ed è lo stesso sito a rivelare come il sì dell’arcivescovo Welby alla cerimonia della massoneria sia giunto dopo una “generosa” donazione di 300 mila sterline pari a 373.983 euro, versati sull’unghia dai massoni «per il restauro del transetto nord-ovest della Cattedrale». Perché proprio il transetto nord-ovest? È molto semplice: perché è quello dove il 29 dicembre 1170 venne pugnalato a morte san Tommaso Becket.
Un caso? V’è da scommettere che non lo sia. Anzi, per la verità, il messaggio che in questo modo la Gran Loggia ha voluto implicitamente lanciare alla Chiesa – ed, in particolare, a quella Cattolica – è molto chiaro, dato che i santi non son certo “materia” che gli anglicani mastichino.
Welby non è nuovo a queste “concessioni”, né la massoneria è nuova a questi “doni”. Sempre secondo Virtue online, quando era Decano a Liverpool, ricevette 69 mila sterline, pari a 81.029 euro, dalla onlus della massoneria del West Lancashire, per installare un nuovo ascensore nella Lady Chapel della Cattedrale di Liverpool. Ovviamente, anche qui, col marchio della squadra e del compasso, autorizzati dal “solito” Welby.
Il restauro “interessato” al transetto di san Becket non è comunque l’unico avvertimento. La cerimonia si è svolta, come detto, lo stesso giorno in cui il card. Nichols ha riconsacrato l’Inghilterra ed il Galles al Cuore Immacolato di Maria, incoronando solennemente una statua della Vergine commissionata per l’occasione. Ha inaugurato così nella Cattedrale di Westminster le celebrazioni per il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, Madonna particolarmente “invisa” alla massoneria.
Artur Santos, giornalista, nel 1917 era sindaco della sua città natale, Vila Nova de Ourém, dove fondò una loggia massonica indipendente, dopo esser stato membro di quella di Leiria. Fu lui a perseguitare e torturare psicologicamente i tre pastorelli. La Loggia di Santarem, nei pressi di Fatima, divenne il punto di raccolta dell’attacco empio ed ateo, che i grembiulini cercarono di sferrare contro le apparizioni.
A maggior ragione, alla luce di questo episodio appare tutt’altro che una coincidenza quanto accaduto nella Cattedrale di Canterbury… (Mauro Faverzani).



Il barone Yves Marsaudon: un massone nell’Ordine di Malta


(di P. Paolo M. Siano FI) In data 2 febbraio 2017 il giornalista Riccardo Cascioli riassume così, con parole sue, il contenuto di una lettera di Papa Francesco inviata il 1° dicembre scorso al Card. Raymond Burke, Patrono del Sovrano Ordine Militare di Malta (SMOM): «un invito alla vigilanza contro l’appartenenza di membri dell’Ordine di Malta alla massoneria e azione decisa per fermare i responsabili della distribuzione di contraccettivi nei programmi di assistenza nei paesi poveri». Sembra che nella lettera non si parli apertamente di «massoneria» ma di «associazioni, movimenti e organizzazioni contrari alla fede cattolica o di stampo relativista»[1]. Tuttavia Cascioli fa bene a vedervi un riferimento perlomeno implicito alla Massoneria.
Da qui la domanda postami: «come è possibile che un massone riesca a entrare nel SMOM?» Devo dire che non ho una conoscenza approfondita della situazione contemporanea dell’Ordine di Malta, a cui in ogni caso auguro prosperità nella piena fedeltà cattolica al suo carisma religioso e caritativo. Quel che so con certezza è che in un passato non troppo lontano è trapelato qualche caso di doppia appartenenza maltese-massonica. Il più eclatante è forse quello del barone Yves Marie Antoine Marsaudon (1899-1985). Dettagli importanti per conoscere la sua vita e il suo pensiero si trovano nei suoi libri L’Œecuménisme vu par un Franc-Maçon de Tradition (Editions Vitiano, Paris 1964), De l’initiation maçonnique à l’orthodoxie chrétienne (Dervy, Paris 1965) e Souvenirs et Réflexions. Un Haut Dignitarie de la Franc-Maçonnerie révèle des secrets (Editions Vitiano, Paris 1976).
Educato in una famiglia cattolica, verso i 16-17 anni Yves è vagamente credente e cade in una sorta di indifferenza filosofica e religiosa. Nel 1926 si fa iniziare massone nella Grande Loge de France (GLDF). È un giovane imprenditore mercantile impegnato nel Sud America. Nel 1936 riceve il 33° ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato (RSAA) e nel 1937 diviene membro del Supremo Consiglio (massima Autorità del RSAA) di Francia, legato alla GLDF. Nel 1964 è Ministro di Stato di quel Supremo Consiglio. Già massone, lascia la Chiesa Cattolica e passa alla Chiesa Ortodossa di Francia.
Si definisce massone «di Tradizione» (massonica) e «spiritualista». Nel 1964 avviene una scissione nel suddetto Supremo Consiglio RSAA. Un gruppo di massoni del 33° grado riesce a fondare un altro Supremo Consiglio RSAA per la Francia collegandosi alla Grande Loge Nationale Française (GLNF), unica Obbedienza massonica riconosciuta regolare dalla Massoneria inglese. Nel 1964 Marsaudon 33° passa nel nuovo Supremo Consiglio e nella GLNF.  Diverrà persino (forse nel 1976 o prima) Sovrano Gran Commendatore Onorario (massima carica onorifica) del Supremo Consiglio RSAA.
Nel 1946 Marsaudon 33° entra nel SMOM. Riceve la Gran Croce Magistrale “in Gremio Religionis”, dipende direttamente dalla sede romana SMOM. Nello stesso anno diventa Ministro Plenipotenziario dell’Ordine. Ha buoni rapporti diplomatici con il Nunzio Apostolico a Parigi, Mons. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, santo. Nel 1951, dietro le critiche di quello che egli definisce «partito integrista» della Curia Romana, Marsaudon, massone notorio, si dimette dalla carica di Ministro Plenipotenziario SMOM, di cui però continua ad essere Ministro Emerito, almeno fino al 1976 (forse anche oltre), anno della pubblicazione dei suoi Souvenirs in cui precisa di non essere l’unico Cavaliere di Malta massone.
Vediamo ora in sintesi alcune idee del massone Marsaudon esposte nei suoi libri. In quello del 1976 si presenta come discepolo del massone Oswald Wirth 33° definendolo un «Grande Iniziato». Wirth (1860-1943) fu massone occultista, passato dal Grand Orient de France alla GLDF. In quel libro di Marsaudon 33° ci sono varie immagini esoteriche tipiche dei libri del suo maestro Wirth.  Marsaudon è convinto delle radici templari e rosacrociane della Massoneria moderna e afferma che il rosacrocianesimo è cristico e cabalista. Nel libro del 1964 Marsaudon elogia il pensiero di Teilhard de Chardin (cf. p. 60).
Marsaudon scrive che la Chiesa è «prigioniera di testi dogmatici» e, per avvalorare questa sua affermazione, descrive in modo eccessivamente ed erroneamente sentimentale il caso del divorziato risposato: «costui non può essere ammesso ai Sacramenti e morirà senza assoluzione a meno che non rinneghi la madre dei suoi figli…». Perciò Marsaudon giustifica il divorzio e addita come esempio le “chiese” protestanti e la Chiesa Ortodossa, vedendo invece nella Chiesa Romana un’intransigenza dogmatica e disumana (cf. pp. 63-64).
Marsaudon disprezza il Primato del Romano Pontefice e condivide quanto afferma André Gide [1869-1951, omosessuale] ossia: «ciò che conta non è essere cattolico o protestante, ma essere cristiano, semplicemente…». Marsaudon deride certi dogmi, ad esempio quello sull’inferno (cf. p. 65). Rifiuta l’Immacolata Concezione, la mediazione mariana e l’infallibilità del Papa in materia di fede e morale (cf. pp. 85-86).
Marsaudon concepisce l’ecumenismo in senso massonico, dunque sovra-dogmatico e relativista. Ancora nel 1976 auspica che il Cattolicesimo Romano si apra all’uguaglianza di tutte le confessioni cristiane… Marsaudon afferma che «la Chiesa Ortodossa è la più vicina ai Vangeli, che il Vaticano deve inchinarsi alla Massoneria e fare un gesto di riavvicinamento e non viceversa» (cf. p. 363).
Marsaudon si ritiene tollerante in materia filosofica e metafisica… Lascia trapelare un qual certo panvitalismo allorché afferma di rispettare e difendere ogni forma di vita (ambiente, oceani, piante, animali) giacché «la vita è una»… Marsaudon è contrario all’aborto ma accetta la contraccezione. Lascia trapelare qualche convinzione esoterica allorché afferma che gli animali sono nostri «Superiori Incogniti» (termine tipico della gerarchia del movimento esoterico detto martinismo) e che dobbiamo «riconquistare il Paradiso terrestre» (cf. pp. 380-382).
Il caso Marsaudon lascia davvero molto perplessi: un massone del 33° grado viene ammesso nell’Ordine di Malta, gli viene conferita un’altissima dignità (riconosciutagli per anni) e al tempo stesso è favorevole al divorzio (implicitamente così favorevole alla Comunione ai divorziati risposati e incontinenti, fino al punto da passare alla Chiesa Ortodossa), favorevole alla contraccezione, anticattolico e antiromano, ecumenista antidogmatico e relativista, animalista ed ambientalista esoterico. Se oggi ci sia nel SMOM qualcuno che condivida, in tutto o in parte, le convinzioni ereticali di Marsaudon non lo so, ma se pure fosse non mi sorprenderebbe data l’odierna situazione ecclesiale.  (P. Paolo M. Siano FI)

Scrociati da Malta in su..

Il cardinale Burke è "di fatto sospeso dall'incarico di patrono dell'Ordine di Malta"

A dirlo è il Gran Cancelliere prima licenziato e poi reincaricato, Albrecht von Boeselager: "Non c'è stata alcuna intromissione della Santa Sede nei nostri affari interni"

Il cardinale Raymond Leo Burke (LaPresse)
Roma. Il cardinale Burke "è di fatto sospeso dall'incarico di patrono dell'Ordine di Malta". A dirlo è stato il Gran Cancelliere dell'Ordine, Albrecht von Boeselager, prima licenziato e poi riammesso per volontà papale al suo posto. Von Boeselager ha rilasciato tali dichiarazioni al sito dell'Arcidiocesi di Colonia, spiegando che "l'arcivescovo Becciu ha la totale fiducia del Papa ed è il suo portavoce". Von Boeselager punta il dito sulla gestione del Gran Maestro Matthew Festing, costretto a dimettersi dopo un'udienza con il Papa: "Negli ultimi tre o quattro anni, il Gran Maestro era stato allineato dal governo dell'Ordine, con il risultato che i suoi candidati preferiti non sono mai stati eletti. Quando altre persone sono state collocate in posizioni di rilievo, il Gran Mastro ha tentato di interferire e nel mio caso forzandomi ad andarmene".

«La Chiesa nella bufera»..


La Chiesa, la confusione e la crisi dell’autorità. Linee per orientarsi nella bufera

    Che confusione! Oggi, chiunque ne sia l’autore, analisi e discussioni sulla Chiesa si concludono spesso con questa esclamazione, seguita da un sospiro un po’ sconsolato. E in effetti i fatti sembrano confermare.
Manifesti anonimi che se la prendono con il romano pontefice, lotte di potere (e per il denaro) in una nobile e antica istituzione come l’Ordine di Malta, cardinali che scrivono al papa chiedendogli una risposta su questioni di dottrina. E poi due papi che vivono l’uno a pochi metri dall’altro in Vaticano, senza che siano mai stati chiariti del tutto i motivi della rinuncia di colui che ora, con una definizione che a sua volta fa discutere, è chiamato «papa emerito». E poi polemiche e contrasti tra cardinali, vescovi e fedeli su aspetti nodali per la fede e in particolare su un documento papale che, a dispetto del titolo gentile («Amoris laetitia») è diventato un campo di battaglia e, per molti, un motivo non di letizia ma di sconcerto e di mestizia. E poi un papa spiazzante, sostenitore, specialmente nelle interviste e nei discorsi improvvisati, di posizioni che per alcuni non quadrano con l’insegnamento della Chiesa su questioni certamente non secondarie. E poi riforme che dovrebbero migliorare il funzionamento del governo centrale della Chiesa, ma all’interno della Santa Sede provocano malumori. E poi ancora schiere di cattolici che osservano il tutto con crescente disorientamento, rattristati, perplessi, quasi annichiliti dalle polemiche oppure coinvolti con passione nei contrasti e impegnati a sostenere l’una o l’altra parte.

Voi siete ancora cattolici, carissimi?

LA SANTA IRA DI DIO

    Cari teologi della svolta antropologica, avete fatto i conti senza la santa ira di Dio. Voi siete ancora cattolici, carissimi? Oppure vi vergognate di chiamarvi tali, e, in cuor vostro, detestate perfino la parola “cattolico”? 
di Francesco Lamendola  




C’è, nella teologia cattolica, e c’è sempre stata – anche se oggi, con un trucco, pare che sia stata fatta sparire nel cilindro d’un prestigiatore – una espressione molto forte, ma anche assai precisa, netta, inequivocabile; una espressione che i teologi modernisti e progressisti non adoperano mai, forse addirittura taluni la ignorano, certo hanno fatto del loro meglio per riporla silenziosamente in cantina: l’ira di Dio.
Eh, già: dalle parti della neochiesa progressista e modernista, questa espressione suonerebbe, se venisse pronunciata, alla stregua di un’autentica bestemmia, o poco meno. Ma come! Non è forse ben noto che Dio è misericordioso? A forza di ripeterlo, senza altre specificazioni, tacendo della sua giustizia, hanno quasi finito per crederci, benché sappiano, in fondo alla loro anima, che si tratta di una menzogna, di un’autentica mistificazione. Hanno cucito addosso a Dio il loro stesso vizio capitale, la loro stessa aberrazione: il buonismo, che è la diabolica contraffazione della vera bontà, per cui vorrebbero dare a intendere che Dio perdona tutti e sempre, automaticamente, come un vero e proprio distributore di perdono, indipendentemente dal pentimento, dalla conversione e dalla necessità dell’espiazione. 

Moralmente assai rilevante..!?

Matrimonio e divorzio. Il generale dei gesuiti: 

"Anche Gesù va reinterpretato"                   

ArturoSosa
Incredibile ma vero. Nel capitolo ottavo di "Amoris laetitia", il più scottante e controverso, quello in cui papa Francesco sembra "aprire" alle seconde nozze con il precedente coniuge ancora in vita, manca qualsiasi citazione delle parole di Gesù sul matrimonio e il divorzio, riportate principalmente nel capitolo 19 del Vangelo secondo Matteo:
«Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". Gli domandarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?". Rispose loro: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio"».
È un'assenza che lascia sbalorditi. Così come hanno impressionato anche due altri silenzi di Francesco, sulla medesima questione.

Nuovo proselitismo

             Il proselitismo di Jorge Mario Bergoglio



La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”. 
Dogma di Bergoglio, frase di Benedetto XVI.


Una volta giunti alla fine dell’età confessionale [1], veramente non ha senso fare dei proseliti, semplicemente perché non abbiamo più una fede da confessare.
Creduto questo assunto, il cattolicesimo è stato ridotto ad un incontro personale con Nostro Signore Gesù Cristo [2].
Dopo il concilio Vaticano II, questa è diventata l’unica fede da confessare, e allora ci viene da pensare: il Papa è il Vicario di Cristo (“il dolce Cristo in terra” secondo Santa Caterina da Siena), quindi l’incontro con lui dovrebbe essere un incontro con Cristo. Però, in questi ultimi 5 decenni abbiamo trovato nei Papi un Cristo abbastanza diverso da quello che si trovava, ad esempio, in Pio XII [3].
Questo Cristo è tanto diverso che i cattolici e gli attuali pontefici non sembrano avere lo stesso Cristo.

martedì 21 febbraio 2017

Quo vadimus?

Dove ci sta portando questa chiesa modernista?



Sono quattro anni da quando, nella Chiesa, si è scatenato il putiferio a riguardo del Sacramento del Matrimonio. Abbiamo evitato di apportare dei nostri commenti onde evitare il rischio del soggettivismo, di conseguenza abbiamo cercato di portare il nostro piccolo contributo con una raccolta fondamentale in questo Dossier sul Matrimonio ed anche attraverso un Ebook molto particolare: Teologia del corpo, l’insegnamento della Chiesa sul Matrimonio e Famiglia. Una raccolta di tutto il Magistero pontificio da Leone XIII a Benedetto XVI sull’argomento.
Restando sulla scia della famosa Lettera dei quattro (ma anche sei) cardinali con i Dubia, vedi qui tutta la raccolta sapientemente fatta dal sito La Nuova Bussola Quotidiana, noi desideriamo contribuire all’argomento con molta semplicità, con “fede e ragione”, come “cooperatori della Verità” e non certo battezzati per trovare scappatoie alla via del Calvario che tutti, ma proprio tutti, in qualche modo siamo chiamati a percorrere se… “vogliamo risorgere con Cristo”.

Un tempo nemmeno troppo lontano..

“SPUNTO DI RIFLESSIONE: più nessuna condanna alla dottrina di Lutero” di Fra Cristoforo
Sull’Osservatore Romano, nella data di ieri, è stato pubblicato uno stralcio di intervista  al Cardinale presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani
(http://www.osservatoreromano.va/it/news/quello-che-realta-unisce).
Tra le altre corbellerie colossali leggo alla fine questa frase:
“le condanne dottrinali del XVI secolo, sia da parte cattolica che da parte protestante, non hanno oggi più valenza tra i partner ecumenici”.

La nuova frontiera della Carità?




IL PAGATORE DI FONDI PUBBLICI ALLE ORGE OMO E’ GIUSTAMENTE INDIGNATO

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Spano col cardinal vicario

Una falsa sensazione di salvezza

Müller: nessun Papa può disporre dei sacramenti
È uscito ieri in Germania il nuovo libro del Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhrard Ludwig Müller, intitolato Il Papa – Missione e Mandato. Non è solo un libro di storia, ma è anche autobiografico ed è un importante intervento nel dibattito sul matrimonio e l'eucarestia, generato da Amoris Laetitia.




Malting pot

ORDINE DI MALTA. BURKE NON CI STA A FARE IL CAPRO ESPIATORIO. ACCUSA DI “CALUNNIA” IL REGGENTE.

Il cardinale Burke non ci sta, ad essere usato come capro espiatorio per le lotte di potere interne all’Ordine di Malta, con le loro metastasi vaticane. Finché ad attaccarlo erano i giornalisti contigui al cerchio magico pontificio, magari con qualche piccolo aiuto proveniente dalla Segreteria di Stato, molto interessata a ciò che succede fra i Cavalieri, ha più o meno lasciato correre. Ha fatto conoscere in maniera indiretta il contenuto della lettera che gli ha inviato il Pontefice in relazione al caso dei preservativi distribuiti in alcune zone dell’Africa e dell’Asia, in modo da chiarire che agiva su mandato preciso, e basta. Ma poi ha parlato il Reggente, accusandolo; e a quel punto, deve essersi detto il porporato americano, il troppo è troppo.

Pochi, anche pochissimi..

IN ATTESA DELL'ALBA

    Qualcuno deve vegliare in questa lunga notte per dare la mano ai figli del mattino. Cavalcare la tigre con Julius Evola? Sono i valori umani del Cristianesimo che salveranno il mondo e che danno speranza per il futuro 
di Francesco Lamendola  





Nella lunga notte che stiamo vivendo, in cui valori, certezze, identità, tutto sembra che si stia dissolvendo sotto i nostri occhi, è necessario che alcuni, anche pochi, anche pochissimi, rimangano ben desti e tengano accesa la fiaccola, fino allo spuntare del nuovo giorno, quando, con la luce, verranno i figli di un nuovo ciclo storico, di una nuova civiltà, e possano avvalersi dei semi incorrotti della Tradizione, senza i quali non potranno che costruire un mondo nuovo, sì, ma senz’anima, destinato a una vita ancor più breve e disordinata dell’attuale.
D’altra parte, la tentazione più forte in cui si può cadere è quella di sopravvalutare l’irresistibilità e la durevolezza di quelle forze che, ora, paiono trionfanti; di quelle tendenze, di quella psicologia, di quella cultura, di quei modi di vita che dettano le regole e la fanno da padroni, relegando ai margini coloro i quali non si adeguano, e perseguitandoli anche negli angoli ove si sono rifugiati, paghi di starsene in disparte. Non bisogna pensare, infatti, che tali forze siano così forti come appaiono, né che imporranno a lungo i loro valori, o piuttosto contro-valori: perché si tratta di forze effimere, che della vera forza hanno solo l’apparenza.
La vera forza è sempre di natura spirituale: se lo spirito è forte, anche la carne lo sarà;

«Non hanno capito niente»

Paolo Brosio: «Macché indagini, lo 007 del Papa aiuterà Medjugorje»

Il giornalista: "Il Vaticano vuole aiutare i pellegrini e non entrare nel merito dei miracoli e delle visioni"

VIAREGGIO. «Non hanno capito niente. Questo è un evento epocale. Quel luogo diventerà un santuario. È una notizia bomba». Proprio così: una notizia bomba. Paolo Brosio è una tacca sopra l’euforia. Sembra un bimbo davanti al regalo di compleanno. Il Papa ha deciso di mandare un inviato speciale, monsignor Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia, a Medjugorje, la cittadina nel sud est della Bosnia-Erzegovina, a circa 25 chilometri da Mostar, dove il 24 giugno del 1981 sei ragazzi, i “veggenti” li chiamarono dopo, giurarono di aver visto la Madonna e dove lui stesso ha “ritrovato la fede” («non so cosa sia successo – racconta – è proprio questo il mistero della fede»).
Per molti il vescovo andrà a indagare sulle visioni. Secondo lui no. «Sarà una guida spirituale», dice dalla sala di un appartamento a Vittoria Apuana diventata la sede della sua associazione, Le olimpiadi del cuore. Un gatto, Sushi, calpesta le riviste di Medjugorje sul tavolo. Davanti, un comò stracolmo di statuette della Madonna e di bottigliette bianche e blu dell’acquasanta.

L' ispirazione del momento

Dato per letto


Venerdí scorso Papa Francesco si è recato all’Università Roma Tre, dove si è incontrato con gli studenti. A proposito della visita, il bollettino della Sala stampa della Santa Sede riportava la seguente informazione:
«Nel corso dell’incontro sul Piazzale antistante l’Università, introdotto dall’indirizzo di omaggio del Magnifico Rettore, Papa Francesco ha risposto a braccio alle domande poste da quattro studenti, dando per lettoil testo preparato in  precedenza e consegnato ai presenti».
Le domande degli studenti, ovviamente, erano state preparate in anticipo e il discorso che il Santo Padre avrebbe dovuto pronunciare conteneva appunto le risposte a quelle domande. Ciò nonostante, Papa Bergoglio ha preferito rispondere a braccio. Non è la prima volta che questo accade, né nell’attuale né in precedenti pontificati. Giovanni Paolo II, per esempio, specialmente negli ultimi anni, quando non era piú in grado di parlare fluentemente, era solito consegnare in una busta il discorso che era stato preparato. L’attuale Pontefice poi pare che avesse già adottato questo sistema nelle visite ad limina. Ha suscitato un certo clamore il discorso — non letto, ma solo consegnato — rivolto ai Vescovi tedeschi, del quale Papa Francesco si sarebbe successivamente scusato dicendo: «Non l’ho scritto io, non l’avevo letto, non tenetene conto» (vedi qui).

lunedì 20 febbraio 2017

Sentinella! Quanto durerà ancora la notte?

IL DEMONIACO DELLA MODERNITA'

    Il demoniaco della modernità consiste nella negazione della giustizia divina. Dostoevskij diceva che:"l’uomo senza dio è qualcosa meno d’un insetto" perché in se stesso è una creatura perfetta mentre l’uomo è un essere mancato 
di Francesco Lamendola  



Se dovessimo indicare quali sono i tratti essenziali della modernità, ci sembra che uno dei primi dovrebbe essere la negazione della giustizia divina. Non la negazione dell’esistenza di Dio, ma la negazione della sua giustizia e della sua provvidenza – la provvidenza non essendo altro che un aspetto della giustizia divina.
L’uomo moderno si pone, rispetto a Dio, come se la cosa più importante da decidere non sia la sua esistenza (problema ritenuto dai più come superato, storia vecchia che interessa solo le vecchine), ma la sua giustizia: è come se l’uomo moderno volesse sapere se Dio, posto che esista, sia un dio giusto, perché, se non lo fosse, ciò meriterebbe, da parte dell’uomo, tutto il suo disprezzo, e chiuderebbe il discorso, perfino indipendentemente dalla sua esistenza. Ed è logico. L’uomo moderno ha creato un punto di vista totalmente antropocentrico e radicalmente immanentistico: non gli importa davvero sapere se Dio c’è, ma se c’è un dio che risponda alle sue esigenze, un dio della sua stessa misura, che lui possa giudicare così come si giudicano gli esseri umani. Un Dio trascendente e misterioso non rientra nel suo orizzonte, vorremmo dire nel suo campo percettivo; dunque non lo riguarda. In senso psicologico, questa evoluzione è molto comprensibile: l’uomo moderno ha voluto fare da solo, come se dio non ci fosse, come se lui fosse il dio di se stesso; però è andato sbattere contro il proprio limite ontologico, a cominciare dal limite della sua mortalità, esattamente come prima.

Un nuovo modo di combattere la crisi nella Chiesa?

[FSSPX] E il distretto americano solidarizza con Bergoglio: opposizione finita?



manifesti
di Gabriele Colosimo
Sul sito del distretto americano della FSSPX è comparso un curioso articolo in cui, riferendosi ai manifesti affissi a Roma contro Bergoglio, ci si chiede se la satira possa essere un nuovo modo di combattere la crisi nella Chiesa.
La risposta, per l’autore, che non si firma e dunque parla a nome del distretto intero, è certamente no. Non bisogna ironizzare sul “Pontefice regnante”. Giusto, l’argomentazione è solida, in effetti. La pasquinata, se avessimo un papa che fa il papa, sarebbe stata molto vicina alla blasfemia. Apprezzabile un richiamo ad una seria e argomentata opposizione.

E ogni due per tre cita una frase del Vangelo…

L’Unar di Spano e quegli incontri con l’alto clero


Cosa facesse l’Unar si sapeva: indottrinare i bambini con il gender, cercare di portare in galera presunti omofobi, creare una cultura che in nome della lotta alla discriminazione criminalizza coloro che sono contro adozioni gay, utero in affitto…
Era stato denunciato più volte; ora si sa anche con chiarezza che l’associazione, guidata da Francesco Spano, finanzia orge nei locali gay. Con i soldi pubblici.
Ma chi è Francesco Spano (nella foto con cappottino rosso)? Sulla sua pagina facebook fa il guerriero a favore dei “diversi”: LGBT rom, stranieri…

E ogni due per tre cita una frase del Vangelo… e un incontro con un alto porporato italiano: il cardinal Vallini, il cardinal Scola, monsignori vari…
Così, dirà il lettore, si cerca di colonizzare anche l’avversario (anche finanziando, sempre con i soldi pubblici di cui l’Unar dispone, realtà cattoliche come Sant’Egidio, da cui proviene mons. Vincenzo paglia, l’amico di Marco Pannella).

Le preoccupazioni della gerarchia catto-globalista

Lo scorso 13 febbraio, nel corso di un’intervista televisiva concessa al TG1 delle ore 20, il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin, ha espresso viva preoccupazione nei confronti dell’avanzata del cosiddetto populismo e dei rinascenti nazionalismi. Una dichiarazione in sintonia con quelle che sono le preoccupazioni del sistema di potere mondialista, scosso dai recenti successi della Brexit in Gran Bretagna e di Donald J. Trump negli Stati Uniti, nonché dalla costante avanzata dei movimenti patriottici ed anti-globalisti un po’ in tutta Europa.
Stando alle parole di Parolin, dunque, la Chiesa sarebbe preoccupata dalla ribellione dei popoli al diktat mondialista, la cui connotazione massonica e progressista dovrebbe, invece, costituire la massima fonte di preoccupazione per una gerarchia ecclesiastica fedelmente ancorata alla natura ed alla missione della Chiesa.