ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 10 ottobre 2017

Il lupo cambia il pelo, ma non il vizio

Per il successore della Chiesa ambrosiana il Verbo si fece carta!



Inutile nascondersi dietro un dito, la Chiesa Cattolica, quella una e santa che professiamo nel Credo, non è più quella che ci sta governando. E’ in atto una battaglia contro la santa Tradizione Cattolica e qui vi diamo la prova.
Vi ricordate la notizia dei Vescovi cileni, ripresi in un mantra pagano per festeggiare la nomina del nuovo vescovo? cliccate qui: La grave apostasia avanza e lo scandalo di alcuni Vescovi. Ebbene, come una epidemia malarica, pestilenziale, un morbo devastatore, così il nuovo vescovo della cattedra ambrosiana, il successore niente meno che del grande san Carlo Borromeo, del cardinale il beato Ildefonso Schuster che sulla liturgia e il valore della Messa ha scritto molto e praticato tanto, l’attuale arcivescovo Delpini sentenzia che la Messa non è più poi così rilevante, ma che si faccia “MENO MESSE E PIU’ PAROLA”, clicca qui la notizia.
Sì, per questi vescovi modernisti il Verbo si è fatto carta! E noi rigettiamo assolutamente questi insegnamenti che non provengono affatto dalla Santa Chiesa di Cristo.
Siamo scandalizzati e senza parole. Le parole che ci vengono a mente, grazie a Dio, sono quelle dei Santi, sono quelle della Sua santa Chiesa che riecheggiano ininterrottamente da duemila anni, quelle che ci dicono che senza l’Eucaristia, senza la Messa “non possiamo vivere“, e ci rammentano ancora una volta che – sotto attacco – è ancora Lui Il Cristo Verbo di Dio “fatto carne”. E a questi signori che vantano di essere i fedeli interpreti del concilio, ricordiamo l’ importanza fondamentale della Messa, sempre riconosciuta in duemila anni di storia, è stata ribadita con forza dal Concilio Vaticano II: « Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dal giorno stesso della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente giorno del Signore o domenica ». E cosa fanno questi signori pensando di essere più furbi del demonio stesso che ispira le loro scemenze? Non eliminano “la domenica”, no! ma le cambiano i connotati: MENO MESSE E PIU’ PAROLA….

Siamo davanti ad una nuova forma di arianesimo perché, come ben sappiamo, non ci sono più “nuove” eresie, tutto ciò che c’era da combattere lo fecero i santi Padri e, le vecchie eresie, si ripresentano sotto nuove forme. Il lupo cambia il pelo, ma non il vizio. La nuova forma di arianesimo che stiamo subendo si chiama PROTESTANTESIMO. Inutile nascondersi dietro un dito, la Chiesa Cattolica, quella una e santa che professiamo nel Credo, non è più quella che ci sta governando, e non c’è bisogno di andare a scomodare le profezie, è sotto gli occhi di tutti quanto e come, gli abusi liturgici, non vengano eliminati ma al contrario, sono quasi sollecitati ed imposti a tutte le comunità cristiane.
Sono cinquant’anni che ci viene imposto un rigoroso cambiamento, il nuovo che avanza, l’ecumania attraverso la quale arrivare ad imporre una sorta di liturgia sincretista, che appaghi soprattutto loro, i protestanti, la cui battaglia è stata sempre quella CONTRO LA DIVINA E REALE PRESENZA di Gesù nell’Ostia Santa, consacrata! Stiamo esagerando noi? Dio lo volesse! Saremo lieti di fare le nostre scuse! Nel frattempo, però, portateci le prove che ci stiamo sbagliando noi!
Quanto sta accadendo è riconducibile al fatto che MANIPOLARE LA PAROLA è assai più semplice che manipolare l’Eucaristia! Lutero ha vinto! perché la chiesa di oggi sta facendo propria la sua manipolazione della Parola! Lutero scartò d’un colpo i Sacramenti, lasciando il Battesimo, interpretato a modo suo e l’eucaristia privata però della Presenza reale, una comunione che è diventata “una cena, un pasto” per il quale l’assemblea ha preso il posto di Cristo e – questa parola – la fa da padrona. Postata al centro delle chiese, delle comunità, questa parola viene adorata oggi più di quanto si debba all’Eucaristia, dimenticando che noi non siamo la “religione del Libro”, non siamo la religione o la conseguenza di un testo Sacro, per quanto sacro questo possa essere, ma siamo la religione della PAROLA FATTA CARNE, FATTA NUTRIMENTO, IL VIATICO DELL’ETERNA SALVEZZA….
Questa Parola, oggi, è fatta OGGETTO DI IDOLATRIA, di manipolazione attraverso la quale si stanno imponendo alla Chiesa ed alle sue Membra aberrazioni protestantiche, persino anche peggiori di quelle pretese da Lutero, come a dire che certi allievi hanno superato il cattivo maestro. Ma il modo giusto di intendere il Vangelo, questa Parola, è quello dato dalla Tradizione… per negare questa Tradizione Lutero finì per dare vita alla sua tradizione, quella del protestantesimo che è una via apparentemente facile, sincretista, accomodante, ma che in realtà è quella via larga condannata dalla Parola.
Il primo protestante che disincarnò l’Incarnazione del Divin Verbo fu Calvino, facendo della Parola il nuovo oggetto di culto, manipolandola ovviamente a proprio piacimento con la dottrina luterana del “Sola Scrittura”. Lutero morì nel 1546 e si è potuto constatare che – senza Calvino – la riforma luterana forse sarebbe rimasta una questione tedesca e a lungo andare avrebbe potuto essere riassorbita. Ma il veleno seminato da Lutero era veleno mortale perché andò a toccare la LITURGIA, il cuore della cattolicità. In materia dogmatica, Calvino, di una generazione più giovane di Lutero, è un luterano, puro e semplice: aderisce pienamente ai simboli di Nicea e di Costantinopoli. Professa di credere nella Chiesa una, santa, cattolica (ma preferisce dire universale, come si spingono oggi molti nella Chiesa) e apostolica. Crede nella Trinità, al peccato originale e a quello attuale, alla salvezza attraverso Gesù Cristo. Sebbene non voglia che si preghi la Madre di Dio, la onora e crede fermamente alla sua verginità perpetua. Mantiene due sacramenti, il Battesimo e la Cena. Contrariamente a ciò che a volte si dice, crede nella Presenza reale, ma a modo suo e non ammette la concezione cattolica della transustanziazione.
Insomma, a ben vedere è quanto sta avvenendo nella Chiesa Cattolica. Questi Pastori non negano affatto la “Professione di fede”, ma inseriscono al suo interno UNA NUOVA TRADIZIONE, esattamente quel che fecero Lutero, Calvino ed altriArio non negava affatto la divinità del Cristo, ma pretendeva una concezione, interpretazione diversa da quella apostolicaCalvino disincarnò  l’Incarnazione, non che la negò!!
Questo accade ogni qualvolta si voglia modificare la TRADIZIONE, è per questo che San Pio X profeticamente mise in guardia dal Modernismo che pretendeva avanzare una nuova tradizione fondata sui nuovi cambiamenti e sulle novità, per questo egli ebbe a dire la famosa frase: « i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti…» (San Pio X – Lettera Notre charge apostolique – 25 agosto 1910)
“.. la Tradizione dell’annuncio apostolico, questo “deposito”, è la chiave di lettura per capire la Scrittura, il Nuovo Testamento. Questo cosiddetto “deposito” è quindi da considerare come la somma della Tradizione apostolica e come criterio di fedeltà all’annuncio del Vangelo. L’annuncio apostolico, cioè la Tradizione, è necessario per introdursi nella comprensione della Scrittura e cogliervi la voce di Cristo. Occorre infatti essere “tenacemente ancorati alla parola degna di fede, quella conforme agli insegnamenti ricevuti” (Tt 1,9). (Benedetto XVI – Udienza generale28.1.2009) Benedetto XVI, tra le due interviste rilasciate dopo la Rinuncia disse che era giunto il momento di “non parlare più” che ciò che si doveva dire la Chiesa lo aveva detto e che era giunto il momento di tacere per riflettere, pregare, ascoltare Dio nel silenzio della liturgia….
Il vescovo Delpini, come tanti altri pastori della chiesa modernista, non negano tutto questo, ma lo rimodellano a seconda delle proprie voglie, come già denunciato profeticamente da San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole…”(2Tim.4,1-5).
Lutero, e i suoi discepoli dopo di lui, si accanì contro la Liturgia, contro l’interpretazione e la Tradizione della Chiesa Cattolica, esattamente quanto sta accadendo oggi. Ario pretese di dare all’identità del Cristo la sua interpretazione, Lutero si accanì contro la liturgia, immagine del Cristo Presente Vivo e vero, Protagonista e Sacerdote del nuovo Culto al Padre, e la sua scelta fu devastante.
“L’eresia dei sacramentari, ebbe inizio nel secolo XI in Occidente, in Francia, con le bestemmie dell’arcidiacono Berengario. La reazione contro una così mostruosa eresia fu universale nella Chiesa, ma era da prevedere che il razionalismo, una volta scatenatosi contro il più augusto degli atti del culto cristiano, non si sarebbe fermato… Il primo carattere dell’eresia antiliturgica è l’odio della Tradizione nelle formule del culto divino. Non si può contestare la presenza di tale specifico carattere in tutti gli eretici, da Vigilanzio fino a Calvino, e il motivo è facile da spiegare. Ogni settario che vuole introdurre una nuova dottrina si trova necessariamente in presenza della liturgia, che è la tradizione alla sua più alta potenza, e non potrà trovare riposo prima di aver messo a tacere questa voce, prima di aver strappato queste pagine che danno ricetto alla fede dei secoli trascorsi. Infatti, in che modo si sono stabiliti e mantenuti nelle masse il luteranesimo, il calvinismo, l’anglicanesimo?
Per ottenere questo, non si è dovuto far altro che sostituire nuovi libri e nuove formule ai libri e alle formule antiche, e tutto è stato consumato. Nulla dava più impaccio ai nuovi dottori, essi potevano predicare del tutto a proprio agio: la fede dei popoli era ormai senza difesa. Lutero comprese questa dottrina con una sagacità degna dei nostri giansenisti, quando nel primo periodo delle sue innovazioni, all’epoca in cui si vedeva obbligato a conservare una parte delle forme esteriori del culto latino, stabilì per la messa riformata le sue regole … (…) Il secondo principio della setta antiliturgica è, infatti, quello di sostituire le formule di stile ecclesiastico con letture della sacra scrittura. Essa vi trova un duplice vantaggio: prima di tutto quello di far tacere la voce della Tradizione, della quale ha sempre timore; inoltre un mezzo per diffondere e sostenere i suoi dogmi per via di negazione o di affermazione. (…) In tutti i tempi e sotto tutte le forme sarà lo stesso: niente formule ecclesiastiche, la sola scrittura, ma interpretata, ma scelta, ma presentata da colui o da coloro che hanno interesse alla innovazioneLa trappola è pericolosa per i semplici, e solo molto dopo ci si rende conto di essere stati ingannati, e che la parola di Dio, questa spada a doppio taglio, come dice l’apostolo, ha causato gravi ferite perché era maneggiata da figli di perdizione…. ” (dom Prosper Guéranger nel 1800).
Ricorda che:
Tutte le buone opere insieme non equivalgono al Santo Sacrificio della Messa: esse, infatti, sono opere degli uomini, mentre la Messa è opera di Dio.” (Curato d’Ars san Giovanni Maria Vianney)
Il Curato d’Ars ebbe a dire «Lasciate una parrocchia per 20 anni senza prete, e lì vi si adoreranno le bestie» ed è nella santa Tradizione che il santo voleva intendere proprio il Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia, non la Parola in sostituzione della Messa. Il Sacerdote ci è indispensabile proprio per i Sacramenti di cui è l’Amministratore, non il padrone, mentre LA PAROLA è affidata alla potestasdocendi del ministero petrino in difesa della Parola stessa. Il Protestantesimo infatti è senza preti da 500 anni, e si sono talmente infognati da aver bisogno dell’ecumania per imporre la loro identità anti-liturgica.
L’amore per Gesù sacramentato è ardente nell’anima di San Padre Pio di Pietrelcina. Esso non è solo di donazione, ma anche d’intercessione. Nell’estasi del 30 novembre egli ha un’accorata supplica per i sacerdoti che salgono indegnamente all’altare: «Come non vedi?… pure all’altare ti vengono ad insulare?… te l’hanno fatte delle grosse?… ma perché non guardi agli Angeli tuoi, ai buoni sacerdoti?… Ma aiuta quegl’infelici… anch’essi sono sacerdoti… I sacerdoti devi aiutarli – supplica il Padre alla fine dell’estasi -… » (Cf. Diario, 41, 43).
Padre Pio, dopo aver celebrato la Messa, ne ascoltava un’altra come ringraziamento per quella che aveva potuto celebrare…. e il posto del padre, dopo l’Altare e il Tabernacolo, era il Confessionale. Scrivendo il 25 luglio 1915 ad Annita Rodote, Padre Pio così si esprime: « Entra in chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e riputandoti indegna di comparire davanti alla maestà del Signore… Appena sei in vista del Dio sacramentato, fa’ devotamente la genuflessione. Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù sacramentato il tributo della tua preghiera e della tua adorazione… Assistendo alla santa messa e alle funzioni, usa molta gravità nell’alzarti, nell’ingi-nocchiarti, nel metterti a sedere; e compi ogni atto religioso con la più grande devozione » (Epist., III, 87).
Né meno significative sono state le risposte che il Padre ha dato quando è stato interrogato su tale settore.
– Padre, che dobbiamo fare durante la s. Messa?  – Compassionare ed amare.
– Come dobbiamo ascoltare la s. Messa? – Come vi assistettero la santissima Vergine e le pie donne. Come assistette san Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce.
è stato inoltre chiesto:
– Padre, che benefici riceviamo ascoltando la s. Messa? – Non si possono enumerare. Si vedranno in cielo!
E allora meno parole cari vescovi, dateci piuttosto il Mistero che non è vostro, siete Amministratori e non i padroni della Liturgia, dateci il SACRO SILENZIO nella Messa perché, delle vostre parole e innovazioni, non ne possiamo più e non convertono nessuno.
Laudetur Jesus Christus
Mons. Bux sospeso da padre Livio?                    

Speriamo vivamente di sbagliarci ma temiamo che sia avvenuta l’ennesima “epurazione”: dopo Roberto De Mattei, Alessandro Gnocchi, Giampaolo Barra, Antonio Socci, Mario Palmaro (che ora è in Cielo, beato lui!), padre Giovanni Cavalcoli e forse ci sfugge qualche altro parrebbe esser giunto il turno del teologo e liturgista barese don Nicola Bux.

DON NICOLA BUX
Mons. Bux è collaboratore di Radio Maria da diversi anni: proprio questa sera era in programma il suo intervento mensile (il palinsesto prevede delle turnazioni tra tutti i conduttori) ma don Nicola Bux non potrà parlare.
Mentre scriviamo queste note non abbiamo notizie più precise sul perché della soppressione del programma. Possiamo solo fare delle ipotesi ma preferiamo tacere. Quello che però è certo è che stasera la trasmissione di Mons. Nicola Bux non andrà in onda. Vi terremo informati.

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