ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 13 agosto 2017

A ognuno il suo "Papi.."

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Se il papa riconosce in lettera la famiglia omosessuale

 «I pellegrini gay e lesbiche salutano papa Francesco». È lo striscione che questa mattina, durante il tradizionale Angelus  del papa della domenica a mezzogiorno a San Pietro, un gruppo di omosessuali cattolici aderenti alla rete nazionale “Cammini di Speranza” e al Progetto Giovani Lgbti esporrà in  piazza, al termine di un pellegrinaggio di due settimane lungo la Via Francigena, da Siena a Roma. Quasi venti anni fa, il 13 gennaio 1998, durante il pontificato di Wojtyla, Alfredo Ormando si diede  fuoco in piazza San Pietro, morendo in ospedale dieci giorni dopo, per protestare contro  l’atteggiamento discriminatorio della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Oggi, sempre che la gendarmeria vaticana o le forze dell’ordine italiane non intervengano a rimuovere lo  striscione, invece gay e lesbiche «salutano» papa Francesco, per «esprimere vicinanza ad un  pontefice di cui vogliamo incoraggiare il cammino riformatore», spiega Andrea Rubera, portavoce  di Cammini di Speranza. «La nostra non vuole essere una provocazione – aggiunge – ma un  sostegno e un invito alla Chiesa ad allargare quelle frontiere affinché possano trovare cittadinanza  tutte le persone, nelle condizioni di vita in cui si trovano e che hanno scelto».
Certo è che, nonostante alcune parole pronunciate da papa Francesco durante il suo pontificato  («chi sono io per giudicare un gay?»), la questione nei sacri palazzi è ancora un tabù. Come  dimostra “l’incidente” che si è verificato nei giorni scorsi fra le stanze della Segreteria di Stato, reso noto in Italia dall’agenzia Adista. Una coppia omosessuale brasiliana (Toni Reis e David Harrad),  sposati sei anni fa a Curitiba dopo 27 anni di convivenza, decide di far battezzare i tre figli che  hanno adottato. Quindi scrivono a papa Francesco per raccontare la loro storia, e a luglio ricevono  una riposta dal pontefice, firmata da mons. Paolo Borgia, assessore agli Affari generali della  Segreteria di Stato vaticana. «Papa Francesco», si legge nella lettera, «porge a voi le sue  congratulazioni, invocando per la vostra famiglia l’abbondanza delle grazie divine, affinché viviate  costantemente e felicemente la condizione di cristiani, come buoni figli di Dio e della Chiesa, e  inviandovi una augurale benedizione apostolica». «È un grande progresso per un’istituzione che durante l’Inquisizione bruciava i gay e ora ci invia  una lettera ufficiale congratulandosi con la nostra famiglia», dichiara Reis alla stampa brasiliana.  Ma quando la notizia giunge in Italia, a due passi dal cupolone, lo scorso 9 agosto arriva la  precisazione della sala stampa vaticana, firmata dalla vicedirettrice Paloma García Ovejero: «La  lettera del papa è una risposta molto generale a una delle migliaia di lettere che riceve ogni giorno a  cui non può rispondere in modo personalizzato. È il suo modo di ringraziare le persone». Quindi la  lettera c’è, la benedizione papale pure e anche il termine «famiglia» utilizzato per la prima volta per definire una coppia omosessuale. O il clamore mediatico ha allarmato gli zelanti burocrati vaticani  che hanno tentato di aggiustare il tiro, oppure è l’ammissione che le lettere inviate al papa nemmeno vengono lette.
il manifesto
(Luca Kocci)
https://ilsismografo.blogspot.it/2017/08/vaticano-se-il-papa-riconosce-in.html

Altro che coppie gay… Se fossi albergatore chiederei il certificato di matrimonio

Lorenza Perfori13 agosto 2017
di Stefano Fontana.
Anzi, oltre a chiedere il certificato di matrimonio della coppia, favorirei le famiglie numerose, altro che “Children free”! Dal terzo figlio in poi gratis. Un sacco di bambini nella hall e in soggiorno

E’ estate. Fa caldo. I neuroni sono bloccati. E allora affidiamoci alle notiziole da spiaggia. Due in particolare mi hanno colpito in questi giorni di 40 gradi di temperatura percepita.

La prima è che la Duchessa di Cambridge e moglie del principe William di Inghilterra, Kate, ha espresso il desiderio di avere un terzo figlio. Subito una associazione ambientalista le ha scritto una lettera aperta: la Duchessa è stata invitata a non procreare oltre i due figli perché l’equilibrio ambientale ne risentirebbe. Molti altri potrebbero prendere esempio dalla regale coppia e allora per il pianeta sarebbe la fine. Fanfaluche, naturalmente, ma danno bene il termometro dell’impazzimento ecologista.

La seconda è che un albergo ha deciso di non ammettere le coppie gay. Discriminazione? A dire il vero è quantomeno la reazione ad una vera discriminazione: l’aumento degli alberghi e degli agriturismi “Children free”, senza bambini. Perché mai sarebbe discriminante non accettare in albergo coppie gay e non sarebbe discriminante non accettare famiglie con bambini? Forse perché, come nel caso dei principi inglesi, i bambini inquinano?

Un tempo – ormai molti anni fa – gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C’erano anche gli alberghi “a ore”, ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, eterosessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? Questo basta.

Se proprio devo essere sincero fino in fondo, io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un’altra parte. I soldi non sono tutto nella vita.

Anzi, oltre a chiedere il certificato di matrimonio della coppia, favorirei le famiglie numerose, altro che “Children free”! Dal terzo figlio in poi gratis. Un sacco di bambini nella hall e in soggiorno. Un caos che non ti dico durante il pranzo, però “che ritmo Baby!”

Ma così andresti in malora! E chi lo dice? Può essere che molte famiglie cerchino proprio questo: un ambiente veramente familiare. Può darsi che le famiglie numerose, che ora non possono andare in vacanza perché i prezzi degli alberghi non sono “Family friendly”, poi ci vadano. Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà! Da qualche parte comunque bisogna cominciare e io comincerei dal mio albergo “Life friendly”.

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