ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 29 luglio 2017

Un’ottusa ‘hybris’

Senzaparole


Pubblicato da 

http://querculanus.blogspot.it/2017/07/senzaparole.html 

A Dio piccolo Charlie:il nuovo Stato eugenetico
ha deciso che è legale uccidere un disabile
Charlie è stato ucciso. Ha combattuto su questa terra prima che un’umanità spietata gli staccasse la ventilazione. Morto soffocato nel lettino di un hospice lontano da casa. Messo a morte perché questo nuovo Stato eugenetico ha deciso che è legale uccidere un disabile. 
di Ermes Dovico
Ucciso. Ma la morte non è l'ultima parola


È stato ucciso. Sia ben chiaro e non facciamoci prendere in giro. Charlie Gard è stato ucciso. Ucciso da medici e giudici, che hanno voluto questa morte con ferocia determinazione, e ucciso dal silenzio di quanti avrebbero avuto l’autorità morale (e non solo) per intervenire e non l’hanno fatto.

È difficile mettere ordine in questo momento nel turbinio di sentimenti e pensieri che affollano cuore e mente. Il primo pensiero – e la preghiera – va ovviamente per il piccolo Charlie. Nella sua breve, difficile, vita terrena ha comunque ricevuto due grandi doni: il battesimo, che l’ha incorporato a Cristo, e l’amore dei suoi genitori, che con tutte le forze hanno cercato di strapparlo alle grinfie di un sistema che lo voleva morto. 

Una preghiera è anche per i genitori di Charlie, Connie e Chris, verso cui è impossibile non provare un sentimento di gratitudine e ammirazione oltre che di vicinanza. Grazie alla loro battaglia per Charlie, durata mesi, milioni di persone nel mondo sono state toccate da una vicenda che ha costretto ognuno a porsi una domanda sulla vita e sulla morte, sul senso della sofferenza e sulla dignità di ogni vita umana. Da questa battaglia per la vita di Charlie – pur con momenti di incoerenza e comprensibili cedimenti – è nata una mobilitazione spontanea di preghiere come non si era mai visto, almeno in tempi recenti.

Anche la grande stampa - che pure per lungo tempo aveva snobbato la vicenda – è stata costretta a occuparsi del caso, a riproporre e amplificare quelle domande sulla vita che riemergono malgrado il tentativo di coprire tutto sotto il manto di una falsa compassione che odora di morte. È stato un clamore che ha disturbato e messo in difficoltà il Potere, ne ha svelato il volto feroce e antiumano, un’alleanza trasversale tra medici, giudici, politici, ecclesiastici.

Proprio la violenza devastante di questo Potere, che ha troncato l’esercizio dell’amore con cui Chris e Connie avrebbero continuato ad avvolgere Charlie, genera amarezza, sdegno e anche preoccupazione. Perché è fin troppo chiaro che la vicenda di Charlie non è soltanto quella di un fragilissimo bambino strappato alla potestà dei suoi genitori e schiacciato da una macchina infernale; essa già viene usata per far passare una mentalità eutanasica (“A certe condizioni non val la pena vivere”) e come precedente per legittimare la messa a morte di chissà quante altre migliaia e milioni di malati inguaribili come Charlie. Consegnando allo Stato il potere di vita e di morte sui propri cittadini. Ce ne accorgeremo presto anche in Italia, dove peraltro già è partito l’iter per approvare una legge sul bio-testamento, e già si è proposto un nuovo caso, quello di Elisa, una condizione simile a quella di Eluana Englaro. 

E infine non si può non provare sgomento per l’assenza ingiustificata della Chiesa, anzi dei suoi pastori, fatte salve alcune, rare, eccezioni. Ancora una volta, davanti a un popolo che si è mobilitato anzitutto con la preghiera, ha fatto da contraltare il silenzio di vescovi e sacerdoti, a cominciare da quelli più vicini ai Gard. In tanti mesi solo qualche scarno comunicato, peraltro all’insegna del cerchiobottismo, qualche parola di generico sostegno ai genitori di Charlie, un paio di tweet. Nessun giudizio chiaro per sostenere la battaglia per la vita di Chris e Connie, nessun segno concreto di vicinanza, guai a porre gesti che avrebbero potuto essere interpretati come sfida al Potere.  Silenzio. Dove erano quelli che si riempiono sempre la bocca di parole come “accompagnamento”? E quelli che urlano contro la “cultura dello scarto” hanno perso la voce? Non hanno notato che Charlie, così come tutti i malati inguaribili, sono “lo scarto dello scarto”? Silenzio, anzi in alcuni casi anche sostegno alla decisione dei medici. Uno scandalo su cui ritorneremo, il segnale di una resa alla mentalità del mondo.

Ma su tutto sta la certezza che la morte non è l’ultima parola, la consapevolezza che per chi ha partecipato a questo calvario, per chi ha sostenuto in diverso modo Charlie, Chris e Connie, si è reso ancora più chiaro che il senso della nostra vita è in quel Dio che si è incarnato per amore dell’uomo, per amore di ciascuno di noi, qualsiasi sia la condizione – sociale, economica, fisica - in cui viviamo. 

Non può stupire che una società che rifiuti Cristo torni ad essere disumana, violenta. Ne è la logica conseguenza. Più grande è allora la nostra responsabilità nell’essere riverbero di quell’amore per l’uomo da cui siamo stati presi.
di Riccardo Cascioli29-07-2017

La sentenza Charlie Gard: come si è passati da “il corpo è mio” all’esproprio del corpo

Per passare da “il corpo è mio e lo gestisco io” all’espropriazione del corpo stesso sono bastati pochi decenni.

Ma solo un’ottusa ‘hybris’ poteva impedire di vedere che da quella affermazione sarebbe derivata una tale conseguenza.

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La vicenda del piccolo Charlie Gard è finita secondo copione, il messaggio che doveva passare era blindato e la sentenza già scritta doveva essere emessa a qualsiasi costo. Ma chi pensa che si tratti di un’affermazione dell’eutanasia si scontra con il fatto che quel messaggio è già passato da un pezzo e non aveva bisogno di essere nuovamente confermato, come già compreso da molti il vero passo che è stato compiuto è l’esproprio dell’autorità genitoriale su un figlio. E poiché i genitori sono coloro che agiscono in nome del figlio, si è affermato il diritto all’eutanasia contro il parere della persona interessata.
Una specie di caso Englaro al contrario, dove da una parte si era affermato il diritto di un genitore di decidere per l’eutanasia di una figlia, qui si ha l’affermazione contraria che non esiste il diritto di un genitore di non poter decidere contro l’eutanasia. Dopo la sentenza Charlie Gard l’autorità costituita (non chiamiamola Stato perché lo Stato dovrebbe essere al servizio del cittadino) assume il controllo del corpo del cittadino, il potere di decretare la morte di chi non sia più in possesso di determinati requisiti arbitrariamente stabiliti.
Per fare un paragone con l’antica Roma viene così sancito il passaggio da una condizione di cittadini a quella di oggetti, se fino a ieri tutti erano tutti nella condizione di diritto del “civis romanus”, con la sentenza Charlie Gard si passa alla condizione di schiavi.
Per passare dall’affermazione di piena proprietà del proprio corpo contenuta nello slogan sessantottino “il corpo (utero a seconda dei casi) è mio e lo gestisco io, alla perdita di proprietà dello stesso corpo sono bastati una cinquantina d’anni, ma quello che potrebbe sembrare un paradosso non lo è. Affermare che ‘il corpo è mio e lo gestisco io’ in nome di un rivendicato diritto all’aborto implica la negazione di uno stesso diritto di inviolabilità per il corpo del nascituro che di fronte alla ‘non convenienza’ della sua esistenza si trova impotente con la legge che non lo riconosce soggetto di diritto ma si schiera per la sua soppressione.
Una volta affermato questo principio di ‘non convenienza’ di una vita umana era inevitabile che esso venisse prima o poi applicato a qualsiasi vita umana e non solo a quella del nascituro. E così di fronte al principio di ‘non convenienza’ nulla può, e nulla potrà opporre in propria difesa il diretto interessato.
E’ un nuovo modello di autorità dispotica quello che sta pendendo forma, un’autorità che si appropria del nostro corpo, che non può essere definita uno Stato nel senso tradizionale perché, come dicevamo, la sovranità statale sul cittadino dovrebbe essere almeno in teoria al servizio di quest’ultimo. Si tratta di una degenerazione della democrazia, qualcosa che Alexis de Tocqueville aveva profeticamente intuito a metà dell’Ottocento definendola “potere tutelare“:
“Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti.
È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite.
Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l’unico agente, l’unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?”
Il potere tutelare in questi anni è cresciuto inavvertitamente per i più e ha adesso fatto sentire in modo chiaro e forte la sua presenza. Mite con chi si sottomette ma ferreo e inesorabile verso chi si oppone.
Il potere tutelare dispenserà diritti (anche solo teorici) e piaceri senza limiti a chi si uniformerà e lo adorerà, ma non perdonerà chi si metterà di traverso.
BY  ON

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