ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 luglio 2017

I “giudicati a priori”

Dio fa impazzire chi vuol perdere

A proposito della preghiera di riparazione per il “gay pride” di Rimini



Sabato 29 luglio, per colorare l’estate riminese, nella città adriatica che conobbe ben altri amori, come quello adulterino di Paolo e Francesca, si svolgerà una di quelle grottesche manifestazioni che pur dando sfogo a certi bassi istinti contro natura si picca di fregiarsi dell’inglesismo “gay pride”, che, per quanto possa fare elegante per qualcuno, in italiano sta per “orgoglio omosessuale”.
Cosa ci sia da andare orgogliosi nell’ostentare l’omosessualità è cosa che attiene alla degenerazione che ormai dilaga dappertutto in questo pazzo mondo che sembra ansioso di raggiungere quanto prima il fondo dell’abisso…

Come è accaduto già in altre città, grazie a Dio, anche a Rimini ci saranno dei cattolici che pregheranno in riparazione della grave offesa a Dio consumata dalla grottesca e sulfurea parata: questo “piccolo resto”, alle 10,30, in processione, partendo dalla chiesa di San Giuliano, reciterà il Santo Rosario, canterà le litanie dei Santi e reciterà l’atto di riparazione al Sacro Cuore.
Da parte sua, il Priorato di Rimini della Fraternità San Pio X dalle 18,00 alle 21,00, procederà “all’adorazione della SS. Eucarestia e alla recita del Santo Rosario per implorare il perdono dell’Onnipotente per l’offesa alla Sua Legge e per lo scandalo pubblico arrecato”.
(si veda il comunicato diffuso dal Priore Don Chad Kinney)

Ora, che dei cattolici si preoccupino di difendere l’onore di Nostro Signore e di pregare per le anime traviate dei loro fratelli preda delle lusinghe di Satana e delle suggestioni del Principe di questo mondo, a noi sembra una cosa del tutto normale, anche solo se si volesse vedere la cosa in maniera speculare all’iniziativa omosessuale: se oggigiorno gli omosessuali sono liberi di manifestare il loro “orgoglio” per il loro vizio contro natura, infischiandosene della sensibilità altrui e delle leggi di Dio e della natura, perché i cattolici non dovrebbero essere liberi di esprimere pubblicamente il loro orgoglio di cattolici e il dovuto rispetto a Dio?

Ebbene, secondo la diocesi di Rimini questa legittima domanda merita solo una risposta: “no!”… i cattolici no!… gli omosessuali si, i cattolici no!
Sembra uno scherzo, ma è solo la demenziale realtà che si presenta con tanto di ufficialità in un comunicato stampa della stessa diocesi.



Questo comunicato stampa, che rivela di quali pruriti soffrano i moderni chierici, compresi quelli di Rimini, fa sapere ai cattolici riminesi che monsignor vescovo ha già giudicato i fedeli che vogliono pregare in riparazione delle offese recate a Dio: essi sarebbero dei reprobi, con i quali egli non vuole avere nulla da spartire.
Se non fosse pazzesco, offensivo e anticattolico, ci sarebbe da ridere a crepapelle.
«Il Vescovo di Rimini … non può condividere il senso della “processione” in programma che, al di là delle intenzioni personali, finisce di fatto per alimentare uno stile di contrapposizione e di polemica con il triste effetto di far sentire le persone con tendenze omosessuali giudicate a priori e allontanate dalla Comunità Cristiana.
»

Ma, caro Mons. Lambiasi, “le persone con tendenze omosessuali” non aspettavano certo la processione di riparazione per sentirsi “giudicate a priori” e “allontanate dalla comunità cristiana”. Fino a prova contraria, e lei da vescovo ne dovrebbe pur sapere qualcosa, queste persone sono già state giudicate da Nostro Signore, dagli Apostoli e da tutti Santi cattolici, al punto che, senza pentimento e ravvedimento e senza un radicale cambiamento di vita, andranno a finire tutte all’Inferno.
Da come lei parla, caro Mons. Lambiasi, sembrerebbe che i buoni cattolici siano gli omosessuali e i cattolici cattivi siano i fedeli che pregano Dio secondo i Suoi comandi e la Sua volontà: espressa nei Vangeli, nelle lettere apostoliche e negli scritti dei Padri.

Il fatto che poi lei si rifaccia alle parole di Papa Francesco, citandolo, non la giustifica affatto, perché qui potremmo citare San Paolo (Rm. 1, 26-27, I Cor. 6, 9-10, I Tm. 1, 9-10) che, ci sembra, valga un po’ più di Papa Francesco, potremmo, ma non lo facciamo, ci limitiamo a ricordarle che la citazione da lei fatta, in cui si parla di “ingiusta discriminazione” e di “aggressione e violenza”, dimostra solo che anche Papa Francesco, come lei, non ha capito un’acca del Vangelo… o, se l’ha capito, si preoccupa solo di stravolgerlo.

Pensi un po’, caro Mons. Lambiasi, la sua stessa citazione inizia con uno strafalcione: “ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale”. In questa frase manca una parolina: “giusto” [orientamento sessuale], senza la quale essa può solo significare che ognuno è libero di fare del sesso assegnatogli da Dio quello che gli pare, anche trasformarlo nei più abietto dei peccati.
Caro Mons. Lambiasi, le sembra questo il modo per fare seriamente il vescovo cattolico?

Ed è inutile che nel paragrafo successivo, lei se ne esca con una sorta di aggiustamento nascosto sotto una manchevole ed equivoca precisazione, perché il solo fatto che lei parli di “legittimi diritti delle persone omosessuali” rivela appieno la sua acquiescenza nei confronti del mondo, anzi, nei confronti delle più inumane tendenze del mondo.
Forse lei non se ne rende conto, caro Mons. Lambiasi, ma parlare di “legittimi diritti delle persone omosessuali” equivale ad avallarne comportamenti e pretese, comprese quelle da ostentato “pride” che lei parrebbe criticare. Delle due l’una: o gli omosessuali hanno “legittimi diritti”, compreso quello di ostentare il loro difetto e di reclamizzarlo in faccia a tutti e in barba a tutti, o hanno solo il dovere di conformarsi alle leggi di Dio, come vale per tutti gli uomini, checché ne diciate lei e Papa Francesco.

Quanto poi alla sua chiusa: “Infine, va sempre affermato quanto più volte espresso, cioè che la condizione delle persone omosessuali interpella le nostre Comunità Cristiane e le sollecita a porre in atto concreti percorsi di fraterna accoglienza e di evangelico accompagnamento”; si lasci dire, caro Mons. Lambiasi, che lei o fa il furbo o ci prova.

La condizione delle persone omosessuali è da qualche millennio che interpella le nostre comunità cristiane, non è mica una novità, caro Mons. Lambiasi, o forse fa il nesci!
E le comunità cristiane è da qualche millennio che praticano l’amore fraterno e l’evangelico accompagnamento – e meraviglia che lei sembri ignorare questi fatti elementari – ed è proprio in forza dell’amore fraterno che le comunità cristiane hanno rimproverato e invitato le “persone omosessuali” a pentirsi, a redimersi e a conformarsi alla legge di Dio; e questo lo hanno fatto praticando quell’evangelico accompagnamento che lei e Papa Francesco sembra abbiate scoperto ultimamente.

La verità è – e qui ci rivolgiamo a tutti i chierici moderni – che i moderni uomini di chiesa hanno finito col subire l’andazzo moderno, antiumano e anticristico, e si sono convinti che è meglio seguire le deviazioni del mondo piuttosto che riprenderle e condannarle, anche a costo di venire meno al loro dovere di pastori del gregge di Cristo. L’istanza umana ha sopravanzato l’istanza divina e, per questi moderni uomini di chiesa, è meglio strizzare l’occhio al vizio e al peccato piuttosto che trovarsi nella condizione di essere criticati dal mondo.

Ma per far questo non c’era bisogno di farsi preti e di diventare vescovi, bastava restare nel mondo e fare i sapienti al pari di tanti laici progressisti e… omosessuali.

E’ proprio vero: Dio fa impazzire chi vuol perdere.

di Belvecchio


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2080_Belvecchio_Dio_fa_impazzire.html

"Ripariamo al gay Pride". Il vescovo prende le distanze
Sabato prossimo molte città italiane pregheranno pubblicamente in riparazione di quanto avverrà durante la manifestazione dell'orgogio omosessualista. A Rimini il Comitato Beata Giovanna scopelli ha chiesto il sostegno del vescovo, che però si è lavato le mani sostenendo che la preghiera è divisioria e provocatoria quanto il "Summer pride".

Rimini sabato prossimo come Reggio Emilia, Pavia, Varese e Milano, e diverse altre città nel Sud Italia: un gruppo di laici cattolici organizza una processione e preghiera di riparazione per il “Summer Pride”, l’ostentazione dello stile di vita e delle pratiche sessuali omosessuali previsto per lo stesso giorno nella capitale dei bagni di mare sulla riviera romagnola. Roba da preti, verrebbe da pensare: una volta erano loro a organizzare processioni e atti di devozione. Invece no. A Rimini, come altrove nel recente passato l’iniziativa è accolta da un malcelato (in certi casi neanche malcelato) fastidio e da prese di distanze ammantate in ragionevoli ragionari che dicono: non diciamo o facciamo cose troppo “contro”.
Anche a Rimini l’iniziativa è partita dal "Comitato Beata Giovanna Scopelli", lo stesso che aveva organizzato il 3 giugno scorso a Reggio Emilia un’analoga manifestazione per chiedere perdono per il Gay Pride programmato nella città che ha visto la nascita del Tricolore. Nel comunicato che annuncia la processione, il Comitato fornisce qualche informazione interessante, perché permette di intuire l’embrione di un qualche cosa di più ampio di un modulo locale. 
“Il Comitato Beata Giovanna Scopelli”, come sappiamo, nasce a Reggio Emilia sopra le spoglie dell'omonima Beata, vergine e carmelitana reggiana. La struttura del Comitato, specialmente dopo la processione di pubblica riparazione al “REpride", non poteva garantire una copertura di portata nazionale, ed è per questo che altri Comitati - se vogliamo di portata minore, ma animati da grande fede e perseveranza - sono andati via via costituendosi singolarmente, pur non mancando mai l'appoggio del riferimento reggiano. Tuttavia questo non ha implicato la "fine" del nostro Comitato il quale, lasciando la decisione ai suoi oltre 2800 membri, ha mantenuto la sua costituzione garantendo l'impegno laddove possibile. Ecco perché siamo lieti di annunciare a tutti voi, a poco più di un mese trascorso dall'appuntamento in terra reggiana, una nuova Processione di pubblica riparazione allo scandaloso "Summer Pride" di Rimini, previsto per sabato 29 luglio. Il Comitato "Beata Giovanna Scopelli" invita perciò tutti a prendere parte all'importante Processione che ancora una volta assume un carattere nazionale, invocando l'aiuto e il fervore che in questi mesi ha animato i tanti cattolici di tutta Italia. Ricordiamo inoltre che il gay pride di Rimini avrà un accento ancora più scandaloso per via del contesto balneare, incitando ancor più allo scandalo collettivo e alle brutture tese alla corruttela delle anime”.
Gli organizzatori hanno interpellato il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, già assistente nazionale di Azione Cattolica. “Con grande afflizione abbiamo appreso che il 29 luglio si terrà, nuovamente a Rimini, quella manifestazione scandalosa che va sotto il suadente nome inglese di “Summer Pride”. Come il Catechismo ci insegna l'omosessualità rispecchia un disordine morale, che, se ostentato pubblicamente come nel caso dei Gay-Pride, offende anzitutto Dio e secondariamente scandalizza i piccoli. In quanto cattolici e membri riminesi del Comitato "Beata Giovanna Scopelli", già operativo a Reggio-Emilia il 3 giugno scorso, abbiamo deciso di organizzare una processione di pubblica riparazione con l'intento di consolare, per quanto nelle nostre umili possibilità, il Sacro Cuore trafitto da un avvenimento oggettivamente molto grave”. I laici fanno riferimento al Codice di diritto canonico che ricorda come abbiano “il diritto di impegnarsi, sia come singoli sia riuniti in associazioni, perché l'annuncio della salvezza venga conosciuto e accolto da ogni uomo in ogni luogo. Le chiediamo quindi umilmente, come nostro Pastore massimo, il Suo sostegno e la Sua benedizione alla suddetta processione”. E’ stato chiesto anche un incontro che però non ha potuto avere luogo perché mons. Lambiasi è fuori diocesi fino a domenica.
Temiamo che la benedizione se la possano scordare. Sul sito della diocesi è stato pubblicato un comunicato, diffuso anche sulla stampa locale, che prende le distanze dalla processione. Il che, visto che di processione e preghiera si tratta, senza nient’altro, un po’ di stupore nell’osservatore esterno lo crea. Ma ecco alcuni punti del comunicato, firmato dal Vicario generale: “In merito alla prevista ‘processione di pubblica riparazione’, promossa dal Comitato ‘Beata Giovanna Scopelli’ sabato prossimo 29 luglio a Rimini, tengo a precisare che quanto espresso da don Cristian Squadrani, parroco di San Giuliano borgo (‘Non abbiamo nulla a che fare con la processione religiosa che si svolgerà il 29 luglio… sia la nostra parrocchia sia la diocesi prendono le distanze da questa iniziativa’), è stato condiviso in piena sintonia con l’Ordinariato Diocesano”. La nota continua dicendo che il Vescovo di Rimini rispetta la libera iniziativa dei cristiani di porre in atto espressioni pubbliche di preghiera (meno male), ma “non può condividere il senso della ‘processione’ in programma che, al di là delle intenzioni personali, finisce di fatto per alimentare uno stile di contrapposizione e di polemica con il triste effetto di far sentire le persone con tendenze omosessuali giudicate a priori e allontanate dalla Comunità Cristiana”. 
In realtà la processione è intesa, se abbiamo capito bene, come riparazione di un peccato, o dell’ostentazione di un peccato, che dovrebbe essere ancora tale per tutti, laici e vescovi, e cioè la sodomia. Non si parla di persone. Ma continua la diocesi: “Questo rischio va contro quanto già espresso da Papa Francesco: ‘Ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza’” (Amoris Laetitia, 2016, n. 250). Mons. Lambiasi critica anche il Summer Pride: “Per altro verso, il Vescovo ritiene che manifestazioni come il “Summer Pride” non aiutino ad affrontare in modo costruttivo la rivendicazione di legittimi diritti delle persone omosessuali. Inoltre la Chiesa riminese esprime una forte riserva critica nei confronti di un raduno che tende a usare e ridurre la situazione, spesso travagliata, delle persone con tendenza omosessuale ad una ostentazione fin troppo esibita che vuole far passare il messaggio che ogni tendenza sessuale è uguale all’altra e che ogni desiderio è fonte di diritti (ad esempio cavalcando lo slogan: ‘stesso amore, stessi diritti’)”, e chiude con una condanna della teoria del Gender. Questa è la situazione: con un sostanziale equilibrio della diocesi verso due manifestazioni pur di carattere, come dire, un po’ diverso…

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