ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 giugno 2017

Per respingere e vincere il demonio

              Digiuno e astinenza
                                

I bambini di Fatima praticavano eroici digiuni e penitenze per aiutare a salvare le povere anime dall’inferno.

[da E. Barbier: I tesori di Cornelio Alapide]

Necessità del digiuno e dell’astinenza. — 2. Esempi di digiuno e di astinenza. — 3. Eccellenza del digiuno. — 4. Fallaci pretesti per non digiunare. — 5. Diverse specie di digiuno.

Necessità del digiuno e dell’astinenza
. — E nell’antica e nella nuova legge Dio comanda il digiuno… La Chiesa ne fa un precetto… “Togli le legna al fuoco, se vuoi estinguere la fiamma”, canta un antico poeta. Ma qual fuoco più vorace della concupiscenza? Bisogna dunque che si faccia digiunare la carne. « È molto meglio per te, scriveva S. Gerolamo, sentirti dolere il ventre che non la mente; ti giova di più comandare alla carne che non obbedirle; zoppicare del piede che non nella pudicizia. Col rigore dei digiuni e delle vigilie si devono respingere le infocate saette del diavolo: chi se la gode nelle delicatezze, pare vivo, ma è morto ».

Platone proibiva di prendere cibo due volte al giorno e di mangiare a sazietà (De Leg.). Necessità del digiuno e dell’astinenza per evitare il peccato… Per espiare i peccati commessi… Per respingere e vincere il demonio. « Donde viene, dicevano gli apostoli a Gesù Cristo, che noi non abbiamo potuto cacciare questo demonio? Ed egli a loro: Questa genìa di demoni non si può scacciare se non con la preghiera e col digiuno » (Mc. IX, 27-28). È cosa impossibile mantenersi casto senz’essere mortificato. Il digiuno è di obbligo sotto pena di peccato mortale, per chi ha compiuto l’età di ventun anno, eccetto che legittime ragioni lo dispensino.

Esempi di digiuno e di astinenza. — Gli esempi che noi abbiamo di digiuno e di astinenza ce ne provano la necessità. Mosè, Elia, Gesù, digiunano quaranta giorni. Dietro l’esempio di quei digiuni la Chiesa ha stabilito il digiuno della Quaresima. I primi cristiani digiunavano tutti i giorni e facevano un solo pasto sul cadere del sole. Gli eremiti, gli anacoreti, digiunavano continuamente. In tutti i secoli i religiosi hanno digiunato; i veri fedeli si fecero sempre scrupolo del digiuno. Digiuna Giuditta, digiuna Ester, sul trono. I loro digiuni avevano i Giudei, ed i Maomettani anche essi hanno i loro digiuni che osservano esattamente. S. Giovanni Battista digiuna e osserva astinenza tutti i giorni, nel deserto, per trent’anni, non cibandosi che di miele selvatico e di locuste. Tutti i Niniviti, dal bambino al vecchio, dal più grande al più piccolo, dal mendicante al re, osservano un digiuno rigoroso; e fanno digiunare perfino gli animali…
Eccellenza del digiuno. — « L’astinenza, predicava S. Leone, è madre di casti pensieri, di retti desideri, di salutari consigli, e per mezzo delle volontarie mortificazioni, la carne muore alla concupiscenza, lo spirito ringiovanisce alla virtù ». « Che cos’è il digiuno? scrive S. Ambrogio; non altro se non l’immagine e la sostanza della vita celeste. È il cibo dell’anima, l’alimento dello spirito, la vita degli angeli, la morte della colpa, la distruzione dei delitti, il farmaco della salute, la radice della grazia, il fondamento della castità, il cammino più breve per cui si arriva a Dio». Ascoltate S. Efrem: «Il digiuno è il carro per montare al cielo. Il digiuno suscita i profeti, insegna la sapienza ai legislatori. Il digiuno coabita col corpo senza nuocergli e fa buona guardia all’anima. Il digiuno è arma invincibile in mano ai soldati, è palestra d’esercizio agli atleti. Il digiuno respinge le tentazioni, dispone alla pietà, smorza l’ardore del fuoco, chiude le fauci ai leoni, indirizza al cielo le preghiere; è la madre della santità, l’educatore della gioventù, l’ornamento dei vecchi ». « Il digiuno, nota S. Gerolamo, è non solamente una virtù perfetta, ma il fondamento delle altre virtù; è la santificazione, la pudicizia, la prudenza, virtù senza le quali nessuno può vedere Iddio ». La fame, dice S. Ambrogio, è l’amica della verginità, la nemica della lussuria, mentre la gola mette a repentaglio la castità, nutrisce le passioni. Perciò S. Basilio dice che chi digiuna è simile agli Angeli. Giovanni Crisostomo, dopo di aver osservato che, come il soldato è nulla senza le armi e le armi a nulla valgono senza il soldato, così l’orazione poco vale senza il digiuno e il digiuno poco giova senza l’orazione, chiama il digiuno, « alimento dell’anima », e tale che « purga la mente, solleva il senso, sottomette la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umiliato, dissipa le nebbie della concupiscenza, estingue gli ardori della libidine, accende la fiaccola della castità ». « Ecco, dice S. Atanasio, che cosa fa il digiuno: guarisce le malattie, calma l’impeto del sangue, mette in fuga i demoni, scaccia i cattivi pensieri, rende l’anima più candida e bella, il cuore più puro, il corpo più vegeto e robusto ». « Noi sappiamo, dice S. Pietro di Ravenna, che il digiuno è la cittadella di Dio, il campo di Gesù Cristo, la fortezza dello Spirito Santo, l’insegna della fede, il regno della castità, il trofeo della santità ». « Il digiuno, osserva S. Ambrogio, servì come di carro trionfale ad Elia per ascendere al cielo ». « Giacché per la gola, scrive S. Gregorio, abbiamo perduto la gioia del paradiso, affatichiamoci a riconquistarla con l’astinenza; mentre l’anima versa lagrime di pentimento, maceriamo coi digiuno la carne che si lasciò vincere dai piaceri del senso ». « Chi diede a Sansone la forza meravigliosa? Non è forse il digiuno, pel quale fu concepito nel seno materno? dice S. Basilio: “Sì, il digiuno l’ha concepito, il digiuno l’ha nutrito, il digiuno l’ha reso un miracolo di forza”. Il digiuno, continua il citato dottore, genera i profeti, aumenta le forze ai forti, è fonte di sapienza ai legislatori, è armatura a chi combatte. Dal digiuno trasse vita e forza il gran Sansone il quale, finché vi si mantenne fedele vinse da solo migliaia di nemici, tolse e portò via le porte della città, sbranò i leoni. Ma quando cedette alla gola e alla sensualità eccolo preso dai nemici, accecato e fatto zimbello alle burle dei monelli ». « I digiuni, predicava S. Leone, ci rendono più forti contro i peccati, vincono le concupiscenze, respingono le tentazioni, abbassano l’orgoglio, mitigano l’ira, e portano a perfetta maturità di perfezione i buoni desideri e gli affetti del cuore ». Samuele, radunato il popolo in Maspliat, lo fortificò, come osserva S. Gerolamo, con un digiuno da lui intimato e lo rese per ciò vittorioso de’ suoi nemici (In Lib. Reg.). Per poter combattere il nemico, dice S. Leone, ristorarono le forze dell’anima e del corpo con severo digiuno; si astennero dal mangiare e dal bere; e per vincere i loro nemici cominciarono vincere in se stessi gli stimoli della gola (Serm. de Quadrag.). A proposito di Giuditta che, come dice la Scrittura, digiunava tutti i giorni, eccetto il sabato (Iudith VIII, 6), così scrive S. Ambrogio: « Bevevano e si ubriacavano quelli del seguito di Oloferne, ma non beveva Giuditta la quale digiunava tutti i giorni eccetto il sabato; e munita di quest’arma si avanza e mette sossopra tutto l’esercito degli Assiri. Per l’energia, di una risoluzione presa tra i rigori dell’astinenza, essa mozza il capo ad Oloferne, salva il suo pudore, porta vittoria. Giuditta fortificata col digiuno, penetra nelle tende straniere; Oloferne sepolto nel vino non sente nemmeno il colpo che lo ferisce a morte. Così il digiuno di una sola donna sgomina un intero esercito di Assiri e salva il popolo di Dio ». Spinto dall’odio e dalla crudeltà di Amari, il re Assuero ordina lo sterminio dei Giudei che gemevano nella schiavitù. Ester, appena lo sa, spaventata dell’imminente pericolo, ricorre a Dio. Depone gli ornamenti reali, e veste il lutto; in vece dei profumi si copre il capo di cenere e di polvere, affligge il suo corpo col digiuno. E intanto ordina a Mardocheo che raduni quanti Giudei troverà in Susa, e tutti insieme preghino per lei, non mangino né bevano per tre giorni e tre notti; digiunerà, anch’essa con le sue figlie. Dopo di ciò è risoluta, non ostante il divieto della legge, ad entrare non chiamata nella stanza del re, e ad esporsi al pericolo di morte per salvare il popolo (Esther IV, 16). A questo punto dice S. Ambrogio: « Ester divenne col digiuno più bella, perché il Signore accresceva la sua grazia in quell’anima sobria ». E infatti nel punto stesso in cui comparve innanzi al re, Dio, dice la Scrittura, cangiò il cuore di Assuero il quale le si gettò tra le braccia gridando: Che hai tu, Ester? io sono tuo fratello, non temere, tu non morrai (Est. XV, 11, 13). Di questo modo Ester col suo digiuno e con la sua preghiera si prepara un nome immortale, ottiene la libertà del suo popolo, il patibolo per Aman, la giustizia per Assuero, la gloria per Iddio. « Colei che digiuna tre giorni, commenta S. Ambrogio, piace agli occhi del re e ottiene quel che domanda, la salute del popolo, li mentre Aman siede alla mensa del re, paga in mezzo alla sua intemperanza la pena che merita la sua ubbriachezza. E dunque il digiuno, il sacrificio della riconciliazione, l’aumento della virtù, il maestro della continenza, l’istitutore della pudicizia, l’umiltà dello spirito, la flagellazione della carne corrotta, la forma della sobrietà, la norma della virtù, la purificazione dell’anima, la mano della misericordia, la scuola della mansuetudine, lo stimolo della carità, la grazia della vecchiezza, la custodia della gioventù, li sollievo degli infermi, l’alimento dei sani, il viatico, il tesoro di tutta la vita ». « Ester, dice S. Efrem, macerata dal digiuno tiene fronte a innumerevoli agguerrii e squadre, lacera l’inumano decreto e placa il tiranno; depresse l’audacia di Aman e conservò illeso Israele ». Giuda Maccabeo e la sua falange ottengono coi loro digiuni il soccorso del cielo e numerose vittorie sui loro potenti nemici (Machab.). I Niniviti sono condannati dalla giustizia divina ad essere distrutti; digiunano tutti rigorosamente e tosto Iddio loro perdona. Gli apostoli digiunano e pregano, lo Spirito Santo discende sopra di loro, li riempie de’ suoi doni, e ne fa degli eroi… Ambrogio attribuisce tutti i miracoli di Elia a’ suoi digiuni. « La voce di Elia, dice questo padre, uscita dà una bocca santificata dal digiuno, chiuse il cielo al sacrilego popolo giudaico. In virtù del suo digiuno risuscitò il figlio della vedova, fece cadere la pioggia, discendere il fulmine dal cielo; il suo digiuno di quaranta giorni gli meritò di essere portato al cielo su di un carro di fuoco, di essere alla presenza di Dio e di conversare con lui. Infine, più digiuna e più è potente e per mezzo del digiuno arresta le onde del Giordano ». II digiuno è la santità del corpo, dell’anima, della memoria, dell’intelletto. Il digiuno prolunga la vita, preserva da mille infermità precoci e crudeli… Qual è la prima e principale prescrizione di un medico? qual è il rimedio più generale? la dieta, la quale altro non è se non un digiuno e un’astinenza assoluta.
Fallaci pretesti per non digiunare. — Si portano mille vani pretesti per esimersi dalla legge dei digiuno: l’età, la debolezza di stomaco, le occupazioni, la rigidezza della legge, ecc… O cielo! i peccatori non possono digiunare, cioè non hanno la forza di salvarsi e l’hanno per dannarsi! Infatti costa più sforzo andare all’inferno che al paradiso… Ah! il mondo pretende sacrifizi, torture, privazioni; impone ordini e doveri mille volte più penosi di quelli del Vangelo… Così poca energia per il bene e tanta attività per il male!… Quei medesimi i quali si credono troppo deboli per sostenere un digiuno o un’astinenza, sanno poi incontrare privazioni, affrontare pericoli di salute ove si tratti di guadagnare una piccola somma di denaro; per un po’ di onore, o di fango, o d’oro, arrischiano tutto, e intanto per la grazia, per il cielo, per l’acquisto della gloria eterna, alcuni giorni di digiuno paiono loro — poverini che sono tanto deboli! — il peso più insopportabile! Ah! non è già la debolezza della complessione la vera causa della violazione di una legge utile e santa, ma l’indebolimento della fede, l’indifferenza, la gola, l’empietà… Ammettiamo pure che la vostra sanità sia debole, ma non siete forse voi medesimi la causa della perdita della vostra sanità? Non la rovinate voi con l’avarizia, con la dissolutezza, con la crapula, con la collera, coi giuochi, con le veglie, coi bagordi? Ah! bene spesso il disordine della sanità proviene dai disordini delle passioni!… Oh quanti abusano di questa sanità, dono prezioso del Signore!…
Diverse specie di digiuno. — Vi è il digiuno della volontà. Noi abbiamo digiunato, dicono taluni; ora perché non ha Iddio accettato i nostri digiuni? Perchè, risponde Isaia, nei vostri digiuni vi servono di norma i vostri capricci e non la volontà di Dio (Isai. LVIII, 3). E sapete qual è il digiuno gradito a Dio? Uditelo dal medesimo profeta: «Sciogliete le trame degli empi, consolate gli afflitti, liberate i prigionieri; spezzate il vostro pane all’affamato, accogliete in vostra casa il povero; vedendo un nudo vestitelo e non disprezzate i vostri fratelli (Ib. 6-7).

Se ciò farete, la vostra luce risplenderà come l’aurora; Iddio vi renderà la sanità, la vostra giustizia vi farà un nome e la gloria del Signore vi circonderà, tutt’intorno. Allora invocherete Dio ed egli vi esaudirà; al primo vostro grido risponderà: Eccomi» (Ib. 9). Da queste parole del profeta noi rileviamo che, affinché il digiuno dei cristiani sia accetto al Signore, bisogna: 1° che l’anima si astenga dai vizi mentre il corpo si astiene dal cibo, come si esprime S. Gerolamo. Difatti lo scopo del digiuno è di umiliare il corpo ed assoggettarlo all’anima, di sottomettere l’anima alla ragione, la ragione alla virtù e allo spirito, lo spirito a Dio; e se non mirate a questo fine, invano adoperate il rimedio dei digiuni; come appunto, osserva il Crisostomo, inutilmente ingoia la medicina quell’infermo che non sa astenersi dai cibi nocivi. « Il merito dei nostri digiuni, dice S. Leone, non sta tutto nella sola astinenza dal cibo; e poco giova, se si toglie l’alimento al corpo e intanto si lascia che lo spirito s’impingui d’iniquità, la lingua corra sfrenata ai mal nocivi. « Se la bocca sola ha peccato, dice S. Bernardo, basta che essa sola digiuni, ma se peccarono anche tutte le altre membra, perché non saranno anch’esse macerate dal digiuno? Digiuni dunque l’occhio e si trattenga dagli sguardi inutili e da ogni vana curiosità; digiuni I’orecchio tenendosi chiuso alle vane ciarle; digiuni la lingua e si freni dalla mormorazione e dalla maldicenza; digiuni la mano astenendosi dai gesti inutili. Ma digiuni soprattutto l’anima, tenendosi lontana dal peccato, e rinunziando alla propria volontà : poiché ogni altro digiuno, senza questo, non è accetto a Dio ». Bisogna pertanto rendere meritorio il digiuno del corpo accompagnandolo col digiuno dell’anima e con l’astinenza dai peccati. Questo vogliono dire quelle parole di Gioele: Santificate il digiuno (I, 14) e: “Nunc ergo, dicit Dominus, convertimini ad me in toto corde vestro, in jejunio, et in fletu, et in planctu” [Or dunque – parola del Signore – ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”.] (Joel II. 12). Poiché, santificare il digiuno vuol dire, spiega S. Gregorio, « aggiungere all’offerta che si fa a Dio della mortificazione della carne, ogni sorta di opere buone. Cessi l’ira e la discordia; invano si macera il corpo, so non si mette freno ai cattivi appetiti dell’anima ». « Che vale, dice S. Gerolamo, deprimere il corpo col digiuno, se lo spirito s’innalza con l’orgoglio? Che lode meriterà il pallore del digiuno sul volto di colui che mostra, il livore dell’invidia? Che virtù è non bere vino e ubriacarsi d’ira e di odio? ». 2° Fate parte del vostro pane al povero (Isai. LVX, 7). Ecco la seconda condizione, che Dio esige nel digiuno perché gli sia gradito. « Il digiuno, dice S. Gregorio, dev’essere condito di pietà e di limosina; bisogna dare al povero quello che si sottrae allo stomaco; si offra del cibo all’affamato, si dia alloggio al pellegrino, si vesta il nudo. Quello che togli a te, donalo ad altri, e quel mezzo con cui affliggi la tua carne serva a ristorare le forze, degli altri ». Santificate il digiuno. « Il nostro digiuno, scrive S. Basilio, se vogliamo che penetri i cieli, abbia due ali, la preghiera cioè e la giustizia. Quello che santifica il digiuno è l’intenzione pura e la preghiera fervente, che devono offrire il digiuno alla Maestà divina ».

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