Ratzinger, Schmitt e lo «stato di eccezione»
Anno accademico 1977-78. All’Università Cattolica di Milano, facoltà di Scienze politiche, il professor Gianfranco Miglio illustra a noi matricole il pensiero di Carl Schmitt, il filosofo politico tedesco che dedicò la vita allo studio dei meccanismi più reconditi del potere. Il corso è quello di Scienza della politica e Miglio, eloquio affascinante e sguardo luciferino, ci irretisce come un pifferaio magico. Guidandoci alla scoperta del libro di Schmitt Le categorie del politico, ci spiega che legalità e legittimità non sono la stessa cosa: se la legalità attiene alla normale gestione del potere all’interno dello Stato di diritto, fatto di pesi e contrappesi, la legittimità si manifesta piuttosto nello stato di eccezione, nel momento di crisi, di svolta, di rottura, quando il diritto non basta più. È proprio in questi frangenti eccezionali che è possibile verificare chi veramente detiene il potere: è colui che, uscendo dal normale corso del diritto, determina una svolta e, così facendo, crea di fatto un nuovo diritto. Titolare della sovranità, nel senso più profondo del termine, è quindi chi decide nello stato di eccezione. Detto in altre parole, lo stato di eccezione è la cartina di tornasole della sovranità e dunque del potere.