ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 29 novembre 2016

Attenti allo sterco sottopaglia

VI HANNO INGANNATI !

    Due parole scomode a un giovane cattolico. Stai attento a non lasciarti ingannare quella che ti viene presentata come la religione cattolica spesso non è affatto tale: con la scusa di cambiare i modi si è cambiato tutto 
di Francesco Lamendola  


Caro amico, tu e gli altri che siete nati venti o trenta anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, c’è una cosa che dovete sapere, e che può dirvi solo chi appartiene alla generazione precedente la vostra: vi hanno ingannati. O vi stanno ingannando. Oppure ancora: state attenti a non lasciarvi ingannare. Quella che vi viene presentata come la religione cattolica - non diciamo sempre, ma spesso - non è affatto tale. Le cose che vi dicono gli insegnanti di religione cattolica, nella scuola media e superiore, sovente non corrispondono alla dottrina cattolica. E la stessa cosa vale per ciò che vi insegnano le catechiste, all’oratorio parrocchiale: magari con tanta buona volontà, ma con poca dottrina ed ancor più scarso discernimento. Anche delle prediche in chiesa, durante la santa Messa, non dovete fidarvi del tutto, purtroppo: ci sono in giro troppi preti che si sentono autorizzati a interpretare e stravolgere il Vangelo secondo la loro personale ideologia.
La buona volontà non basta: ci vuole la conoscenza delle Scritture e della sacra Tradizione; ci vuole la fede, accompagnata dai doni dello Spirito Santo; ci vuole la grazia divina, che illumini la mente e riscaldi il cuore. Se si vive così come vive la gente del mondo, si perde di vista il Vangelo; peggio: si finisce per interpretarlo secondo il mondo e non secondo il volere di Dio. Cioè si finisce per cercare proprio in essa una giustificazione ed una legittimazione di stili di vita e modi di pensare che non hanno niente di cristiano, né di cattolico. Il che non è solamente temerario: è, soprattutto, blasfemo. Pretendere di cambiare il senso del Vangelo per cercarvi un appiglio che assolva gli uomini dal peccato, è blasfemo e diabolico. Ma è quello che alcuni teologi sedicenti cattolici stanno facendo: lentamente, silenziosamente, quotidianamente. Stanno lavorando in maniera alacre, metodica, quasi scientifica, per demolire la Chiesa di Dio, la Chiesa dei santi, la Chiesa di sempre, e sostituirla con la Chiesa degli uomini: il tempo del relativismo e del permissivismo, del perdono al’ingrosso, magari senza vero pentimento; il tempo della confusione voluta e programmata, il tempo dell’apostasia dalla Verità.
Tu ti stupisci: vedo già la tua espressione meravigliata e incredula. Hai ragione. Se quel che ti stiamo dicendo fosse vero, la cosa sarebbe gravissima; ma quali prove abbiamo da portare? Ti possiamo portare l’esempio della nostra vita: di quello che abbiamo visto; di quello che la Chiesa era, ed è stata per secoli e secoli, sin dalle origini; di quello che ci è stati insegnato con zelo, con amore, con scienza, da preti e suore di prima del Concilio, che non erano dei vecchi barbogi, ma, generalmente parlando, degli autentici uomini e delle autentiche donne del Signore; e di quello che stava scritto nei manuali di teologia, che veniva insegnato nei seminari, che veniva predicato dal pulpito; infine, cosa ancora più importante, di quello che ci veniva insegnato in famiglia, dai nonni, dai genitori, soprattutto dalle mamme, e in primo luogo con l’esempio, assai più che a parole, in termini di dottrina cattolica e di morale cattolica. Tu adesso penserai: Ma è normale che le cose cambino; i tempi cambiano, tutto deve cambiare, tutto deve adattarsi alle nuove condizioni della vita, dell’economia, della società, della cultura, della politica. Ecco: questo è già un modo di pensare non cattolico; e non ve ne accorgete, tu e i tuoi coetanei, perché in questo errore siete stati cresciuti. Il Vangelo non cambia; non cambia, né può cambiare, la sua sostanza, il suo insegnamento perenne, la sua Verità soprannaturale. Certo, può cambiare, moderatamente, il modo di porgerlo; ma appunto qui si è consumato il tradimento: il modo è diventato, poco a poco, la sostanza; e, con la scusa di cambiare i modi, si è cambiato tutto.
Ti sei probabilmente stupito, e quasi divertito, allorché, poco fa, abbiamo affermato che voler inserire, surrettiziamente, modi di pensare e di agire non cattolici, all’interno della dottrina e della morale cattolica, è temerario e blasfemo: e questo tuo stupore, quel tuo sorriso, sono la prova che abbiamo colto nel segno. Poco ti è stato detto del peccato, della fragilità umana, dell’uomo peccatore: molti sacerdoti, oggi, sorvolano su questo aspetto; i teologi, ancor di più: a sentir loro, l’uomo è una creatura eccellente e meravigliosa, che ha bisogno solo di un piccolo aiuto da pare di Dio e che, di fronte al mistero della vita e della morte, non deve preoccuparsi di nulla, né prendersela troppo a cuore, perché, alla fine, la misericordia del Signore è talmente grande, che nessuno ne rimane escluso. Errore. Se leggi il Vangelo, vedrai che Gesù parla molto spesso di coloro che restano fuori: le vergini stolte, ad esempio, o gli invitati indegni: e non solo restano fuori, mentre i portoni del palazzo vengono chiusi, ed essi si trovano dove sono tenebre e stridore di denti; ma vengono anche legati e gettati nell’inferno, in mezzo al fuoco eterno. Gesù li chiama “maledetti” e li ammonisce con parole severissime: Via da me, maledetti; non vi conosco: andatevene nel fuoco eternoEcco, lo vedi che ti hanno ingannato? Ti hanno insegnato un vangelo che non è il Vangelo: perché, nel Vangelo, c’è anche - anzi, è al centro - il concetto del Giudizio: quando i buoni saranno premiati e i malvagi saranno puniti. Per l’eternità. Sì, lo sappiamo: oggi non va di moda parlar di queste cose; i preti hanno ben altro da predicare. Predicano l’amore, l’accoglienza, la fratellanza, la misericordia; e si sentono buoni, si sentono pieni di sacro zelo, anzi, si sentono migliori di tutti gli altri, come Marta si sentiva migliore di Maria (e non lo era), perché fanno vedere che sono uomini pratici, loro, e che il Vangelo è fatto di opere, non di chiacchiere. Falso anche questo. Il Vangelo è la Parola di Gesù Cristo. Chiaro che chi ascolta la Sua parola, deve anche metterla in pratica; ma metterla in pratica non significa, automaticamente, passare all’azione materiale. Prima viene la salvezza dell’anima; prima viene l’amor di Dio; quindi, prima viene la preghiera, e, innanzitutto, la preghiera di lode e di ringraziamento. Va bene pregare per chiedere ciò di cui si ha bisogno, ma Dio sa già ciò di cui abbiamo bisogno; ce lo ha ricordato Gesù stesso. Perciò, la preghiera più bella e più profonda è quella che non chiede nulla; quella che dà lode e ringraziamento a Dio; e quella che offre a Lui le nostre pene, le nostre sofferenza, con spirito di piena accettazione, per somigliare a Lui, che ha preso su di sé tutto il male del mondo, per amor nostro.
Il fatto che i sacerdoti, i catechisti e gli insegnanti di religione, oggi, non parlino quasi più del peccato, del male, del diavolo e dell’inferno, ha un significato ben preciso: significa che stanno stravolgendo, gradualmente e silenziosamente, il cristianesimo; che stanno manipolando il Vangelo: cosa empia e intollerabile. Il fatto che certi documenti del Magistero affermino, o lascino intendere, che la misericordia di Dio abbraccia sempre tutto e tutti, quasi che il pentimento del male fatto non sia la condizione assolutamente necessaria per ottenere il perdono di Dio, è uno stravolgimento della parola di Cristo: cosa empia e intollerabile. Il fatto che si parli sempre e solo della misericordia di Dio, e mai della Sua giustizia, è un altro stravolgimento del Vangelo, ancor più esiziale, ancor più foriero di disastrose conseguenze per la vita dell’anima; cosa empia e intollerabile. Lo scopo del Vangelo è la salvezza delle anime; ma se il suo messaggio viene distorto, le anime vengono spinte verso il pericolo, verso l’abisso. Costoro si sono assunti una responsabilità tremenda: tanto più grave in quanto essi, che conoscono perfettamente la sana e autentica dottrina cattolica, la stanno modificando, avvantaggiandosi del fatto che voi giovani, per motivi anagrafici, non avete potuto ricevere la formazione, le parole, gli esempi, della sana e autentica dottrina cattolica. Dunque, si stanno approfittando della vostra ignoranza e della vostra inconsapevolezza. Stanno insegnando una marmellata dove tutto, alla fine, va bene, e dove il cattolicesimo, in fin dei conti, non si distingue molto da qualsiasi altra dottrina religiosa. E lo dicono esplicitamente: tutte le religioni portano a Dio, perché tutte contengono una parte di verità. Tu, come i tuoi coetanei, sei cresciuto ascoltano simili cose: ma questo non è il Vangelo. Ti hanno ingannato, vi hanno ingannati. Le parole di Gesù, vai a rileggerti il Vangelo, sono queste: Andate, battezzate e predicate il Vangelo; chi sarà battezzato e crederà, sarà salvato; ma chi non crederà, sarà condannatoSissignori: Gesù dice proprio così:Chi non crederà, sarà condannato (Marco, 16, 16). Che cosa ti hanno fatto credere, che Gesù sia un damerino dalle vesti svolazzanti, tutto sorrisi e tenerezze? Certo, Egli è anche sorrisi e tenerezze; ma è anche il Cristo, re dell’universo; è anche Cristo giudice, Signore del cielo e della terra, colui che viene a giudicare i vivi e i morti, le cose visibili e quelle invisibili. Non te l’hanno detto, non te l’hanno insegnato? È perché non ti hanno insegnato il Vangelo di Gesù, ma un altro vangelo: il loro; che vale meno di zero; anzi, che rischia di essere occasione di scandalo e di peccato, perché, con l’apparenza di essere il vero vangelo, in realtà ne sovverte sottilmente il senso, ne rovescia la prospettiva. Non è il Vangelo di Gesù, figlio di Dio, ma il vangelo dell’uomo. Vi si parla molto più dell’uomo, che di Dio. Del timor di Dio, non si parla proprio; ma anche questo è sbagliato ed eretico: leggi il libro di Isaia, leggi il Nuovo Testamento, le lettere di san Paolo, l’Apocalisse, e te ne renderai conto. È un vangelo gnostico-massonico, relativista e permissivista, dove si parla troppo di quel che l’uomo sa fare e troppo poco di quel che non sa e non può fare. Non sa fare la cosa più importante di tutte: non sa e non può redimersi da solo. Dio soltanto lo può redimere. L’uomo è peccatore; ma, conservando il bene del libero arbitrio, può trarsi fuori dal peccato e ritornare a Dio. Deve, però, volerlo. Dio gli viene incontro; ma anche lui si deve muovere. Non può fare tutto Dio: se così fosse, l’uomo non avrebbe alcun merito nella propria salvezza, e santi e peccatori riceverebbero lo stesso trattamento. Il che è ingiusto, dunque cristianamente impossibile. Ricordati la parabola del padre misericordioso: il padre,  felice del ritorno di suo figlio, gli va incontro, lo bacia e lo abbraccia: ma è il figlio che si è pentito, che si è messo sulla strada di casa, e che, davanti al padre suo, si getta in ginocchio, e gli confessa con parole franche: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio! Trattami come l’ultimo dei tuoi serviQuesto è il giusto atteggiamento dell’uomo davanti a Dio: e temiamo che te ne abbiano parlato molto, troppo poco. Ti hanno certo parlato della misericordia inesauribile di Dio, e ciò è giusto; ma avrebbero dovuto parlarti anche della necessità del pentimento da parte del peccatore. Niente pentimento, nessuna misericordia. Questa è la giustizia: e non c’è teologo modernista o prete progressista che la possa adulterare.
Ecco dove si arriva, se si parla solo dell’amore e della misericordia di Dio, ma si tace della Sua giustizia. Giustizia è dare a ciascuno quel che gli è dovuto, secondo i suoi meriti. Questa sopravvalutazione dell’uomo, i teologi modernisti la chiamano “svolta antropologica”: essa fa la sua comparsa durante e dopo il Concilio Vaticano II; prima non c’era. Prima, Dio era Dio, e l’uomo era l’uomo; Dio era il Salvatore, l’uomo, il peccatore che può essere redento (e non già redimersi) mediante il pentimento e la penitenza. Dio e l’uomo non stanno su un piede di parità. Dio è il Creatore, l’uomo è la creatura. Ci si vergogna a dire simile banalità; ma per te, caro giovane, non sono banalità, sono parole nuove e inaudite, perché ben poche volte ti sono state dette, e quindi ti paiono strane, innaturali.Ripetiamo: sei stato ingannato. Ti è stata taciuta la parte più importante, e la più bella, del cristianesimo: la dimensione del soprannaturale. Pare che il cristianesimo sia una faccenda soprattutto umana; ma non è così: il cristianesimo viene dall’Incarnazione di Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, dalla sua Passione, Morte e Resurrezione; e viene dalla fede degli uomini in lui, Redentore dell’umanità, fonte inesauribile di speranza, di forza e di consolazione per tutti, e specialmente per i sofferenti, i tribolati, gli scoraggiati, gli oppressi. Che cosa credevi? Che essere cristiano fosse una cosa facile e pulita, come bere un bicchier d’acqua? Che bastasse andare in chiesa una volta a settimana, assistere a una Messa strimpellata con le chitarre e sovrastata da canzoni sguaiate, stravolta da una predica mondana e priva di spiritualità, in cui – magari – ci si fa beffe del culto della Vergine Maria, del Rosario, degli Angeli e dei Santi, e ci si sente dire quel che fa piacere agli uomini d’oggi? Guai a me se non annunciassi il Vangelo, dice san Paolo; ma il Vangelo di Gesù, non il vangelo modernista e progressista, antropocentrico e demagogico.
Tu, forse, adesso stari pensando: Ho capito: costoro hanno nostalgia dei tempi andati; hanno nostalgia della Messa in latino e del canto gregoriano. Non è così; certo, come potremmo non avere nostalgia della Messa in latino e del canto gregoriano? Essi conferivano alla sacra liturgia una solennità particolare, ineffabile, che non può nemmeno immaginare, chi non l’ha vissuta. Ma non si tratta solo di questo. La cosa è molto più profonda, più grave e urgente: ne va della salvezza delle anime. Non si può far credere al cristiano che il Vangelo può e deve essere “aggiornato” mano a mano che mutano i costumi: sarebbe come dire che non il Vangelo deve convertire il mondo, ma che il modo converte il Vangelo; il che è assurdo, e peggio. Gesù è venuto per convertire il modo, e ha detto ai suoi: Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la dà il mondo.
Caro amico, armati di coraggio e chiedi l’aiuto di Dio, che ti faccia incontrare un vero sacerdote. Hai davanti un compito immenso; non lasciarti ingannare. E soprattutto prega, senza stancarti mai... 
Due parole scomode a un giovane cattolico

di

Francesco Lamendola

CHE CI FA NELLA CHIESA CATTOLICA?

    Che ci fa monsignor Paglia nella Chiesa cattolica? 

Esponente del "partito" progressista che in perfetta mala fede ha un disegno ben preciso. Pro aborto e unioni omosessuali, costoro sono come mr. Jekyll e il signor Hyde 
di Francesco Lamendola  



Monsignor Vincenzo Paglia, classe 1945, è una figura di spicco nella gerarchia vaticana: arcivescovo nella basilica di san Giovanni in Laterano nel 2000; presidente della Commissione per l'Ecumenismo e il Dialogo nella Conferenza Episcopale Italiana, nel 2004; presidente della Pontificia Accademia per la vita, nel 2016: solo per citare le tappe e gli incarichi più prestigiosi della sua carriera.
Peraltro, già nel 20013 si era messo in luce nel "partito" progressista della Chiesa cattolicarilasciando una dichiarazione in cui auspicava che lo Stato riconoscesse le unioni di fatto, al pari del matrimonio, comprese le unioni omosessuali, precedendo così di tre anni l'approvazione, in Parlamento, della cosiddetta legge Cirinnà, ossia la legge n. 76 del 20 maggio 2016 sulle unioni civili. Evidentemente, un uomo di Chiesa molto attento ai segni dei tempi: così attento da anticipare di molto il concretizzarsi di una legislazione che si presenta tuttora come fortemente divisiva; ma non si era detto che lo sconfinare della Chiesa nelle questioni civili è “clericalismo”, ossia una cosa da evitare? oppure è da evitare solo se si esplica in senso “conservatore”?
Questo, per farci un'idea dell'uomo. Ordinato sacerdote nel 1970, cinque anni dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, Paglia è un esempio quasi perfetto di quello "spirito" conciliare, o piuttosto post-conciliare, che, con gradualità, ma anche con la massima disinvoltura, si è proposto l'obiettivo di "storicizzare" l'annuncio del Vangelo, e, con esso, di “storicizzare” anche la Chiesa cattolica, legandoli alle categorie della modernità, del progresso e del divenire storico.
L'intervista del 23 novembre rilasciata da monsignor Paglia al giornalista Giovanni Panettiere de Il Qotidiano.net contiene il seguente botta e risposta:

DOMANDA: Ma è possibile che si arrivi in un futuro prossimo al superamento della scomunica per l’aborto?RISPOSTA: Sì, non è da escludere – risponde l’arcivescovo Vincenzo Paglia, fresco presidente della Pontificia Accademia per la Vita –. Poi che sia proprio Francesco ad abrogare il canone non lo so, sarebbe da chiederlo a lui stesso. Certo è che negli ultimi decenni il Codice è stato già rivisitato decine e decine di volte. Quindi non c’è da meravigliarsi che il progresso della vita determini un aggiornamento delle legge canonica. È nella sostanza del reale, la tradizione della Chiesa è un corpo vivente, non un Codice bloccato.

Ora, questo è lo stesso monsignor Paglia che ha lamentato, dai microfoni della Radio Vaticana, il fatto che i mass media abbiano “travisato”, ancora una volta, il pensiero di papa Francesco, così come il pontefice l’ha espresso nella Misericordia et misera, a proposito dell’aborto (ma se fosse vero, perché il papa non avrebbe protestato?): aborto che era e rimane un peccato grave, gravissimo. Non solo: egli ribadisce, qualora ce ne fosse bisogno, che il peccato di aborto, sia per la donna che lo pratica, sia per medici e infermieri che lo eseguono, comporta di per sé la scomunica, latae sententiae, senza bisogno d’uno specifico provvedimento della Chiesa: questo dice il Codice del Diritto Canonico, e questo continua ad essere valido. Ma allora che cosa bisogna pensare, che costui è una specie di mister Jekyll e signor Hyde, che dice una cosa al mattino e la cosa opposta alla sera, o viceversa, in maniera a suo modo sincera, quantunque incomprensibile?
In realtà, non c’è proprio nessun mistero: e immaginarlo, significa cadere in una grossa ingenuità. È ormai da un pezzo che siamo abituati ad assistere allo stesso spettacolo, divenuto perfino monotono. Questi monsignori, questi teologi e questi sacerdoti progressisti e modernisti fanno una sparata, un bel giorno, attirando l’attenzione della stampa e della televisione e accendendo una discussione in seno alla Chiesa e alla comunità dei credenti; poi, bruscamente, fanno marcia indietro, invertono la rotta, correggono il tiro, come volessero rientrare nell’ordine e ricomporre le file. Ma dura poco; ecco che poco dopo, a volte solo pochi giorni dopo, tornano all’attacco; indi, nuova retromarcia, nuova ritirata tattica, ma solo per raggiungere migliori posizioni, da cui rilanciare il loro disegno strategico, allargando sempre di più sia l’ambito del dibattito, sia la portata dei suoi contenuti, i quali, poco alla volta, passano dalla liturgia, dalla pastorale, dalla catechesi, agli stessi contenuti teologici e morali, agli stessi dogmi. In realtà, non si tratta di un passo avanti e uno indietro, per cui la discussione rimane praticamente ferma; al contrario: poco alla volta, senza che la maggior parte dei partecipanti al dibattito se ne accorga, le frontiere della morale cattolica sono state spostate un poco più avanti, sempre un altro poco più avanti, secondo il loro punto di vista; o trascinate un poco più in basso, secondo un altro. È un gioco molto abile, o almeno lo era all’inizio; ormai sta diventando sempre più prevedibile e sempre più scontato.
In altre parole: bisogna deporre la pia illusione che questi signori agiscano, per così dire, in buona fede. Se siano iscritti o meno alla Massoneria; se facciano parte di una rete, di un qualcosa, il cui fine è scardinare, dall’interno, la Chiesa cattolica, questo non lo sappiamo, nessuno lo sa, anche se esistono molti indizi che, almeno in qualche caso, lo fanno pensare – per il defunto monsignor Carlo Maria Martini, tanto per fare un nome. Tuttavia, una cosa è abbastanza chiara: essi agiscono in base a un disegno preciso, metodico, paziente e audace nello stesso tempo: quello di snaturare, ma poco a poco, la Chiesa cattolica, trasformandola, nel giro di un paio di generazioni, in qualcosa di completamente diverso da ciò che essa è stata, finora, e sin dalle origini. È la tecnica della rana bollita: se la rana viene gettata nell’acqua bollente, essa reagisce e tenta di saltar fuori dalla pentola; ma se la si mette nell’acqua tiepida e poi si alza la temperatura poco a poco, alla fine la bestiola si troverà bollita e cucinata senza nemmeno aver avuto modo di rendersene conto. Oppure, se si preferisce, è la tecnica della cosiddetta finestra di Overton, di cui ha parlato anche il cardinale Angelo Bagnasco, durante la prolusione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nel settembre del 2015. Si tratta di una tecnica mirante a rendere socialmente accettabili delle idee, delle iniziative e delle pratiche le quali, fino a quel momento, non sono mai state considerate tali, anzi, che la società ha sempre giudicato in maniera negativa. Si tratta, in buona sostanza, di manipolare abilmente l’opinione pubblica, facendola passare attraverso sei differenti stadi di percezione risguardo a quelle tali idee e a quelle tali pratiche, da quella iniziale, di rifiuto puro e semplice, a quella finale, che ne vede la legalizzazione, ossia l’introduzione a pieno titolo (anche se qualcuno, senza dubbio, continua ad essere perplesso; ma ormai tale perplessità non incide, non conta più nulla). Le quattro fasi intermedie sono le seguenti: quella in cui l’opinione pubblica giudica quelle idee come troppo radicali, ma, tuttavia, non del tutto impensabili, anche se continuano ad essere escluse dal quadro giuridico e normativo; quella in cui finiscono per diventare accettabili; quella in cui appaiono addirittura sensate, cioè razionalmente difendibili e giustificabili; e quella in cui si diffondono ampiamente, perciò vengono percepite, ogni giorno di più, come socialmente accettabili. Dallo scandalo iniziale alla completa adesione finale.
Non si tratta solo delle ultime uscite di monsignor Paglia o di qualche altro prelato, come quel vescovo di Anversa, Johan Bonny, il quale ha dichiarato, solo qualche giorno fa, che l’idea delle unioni omosessuali, anche sotto forma di matrimonio religioso, è tutt’altro che sbagliata e tutt’altro che da escludersi in un prossimo futuro; a lasciare attoniti è tutto l’insieme della “linea” portata avanti da uomini come loro, e anche da qualche outsider, come monsignor Krzysztof Charamsa, teologo e membro della Congregazione per la Dottrina della Fede (un altro pezzo grosso dell’establishment vaticano, dunque!; ma quanti ce ne sono, come lui, a Roma e altrove?) che, stanco di aspettare, ha fatto outing e, proprio alla vigilia del Sinodo per la famiglia del 2015, ha presentato ai giornalisti, con le telecamere puntate, il suo “compagno di vita”, scambiando con lui affettuose effusioni, per annunciare che la Chiesa deve deporre la sua antica omofobia e aprirsi alle meraviglie dell’amore omosessuale, ingiustamente ghettizzato e discriminato.
Ciò che hanno in comune tutti costoro, e anche quelli che, con apparente rispetto delle forme, ma con un abile e sottile stravolgimento della teologia cattolica, stanno spingendo sempre più in là i contenuti della fede cattolica, è la sostanziale mancanza di onestà intellettuale. Se fossero intellettualmente onesti, già da un pezzo avrebbero preso atto della loro incompatibilità assoluta con la dottrina cattolica, sarebbero usciti dalla Chiesa e sarebbero andati ad ingrossare qualche chiesa protestante, o, magari, ne avrebbero fondata qualcuna di nuova, secondo il loro genio e il loro gusto; ma essi si guardano bene dal fare una mossa del genere, e mai la faranno, per il semplice fatto che, se agissero in tal modo, lascerebbero il campo e consentirebbero alla Chiesa cattolica di ritornare ad essere se stessa, di rimanere se stessa, di rappresentare quella continuità e quella perennità che la contraddistingue, essendo fondata non sulla mutevole parola umana, ma sulla perenne Parola di Dio. Nossignori, non è certo questo che vogliono: non lottano per portare avanti le loro idee, ma per imporre le loro idee alla Chiesa cattolica, per trasformare la Chiesa cattolica secondo quelle idee, e, semmai, per espellerne, o costringere ad andarsene, quelli che vi sono dentro da sempre, quelli che intendono restar fedeli al Vangelo di ieri, di oggi e di domani, e difendere i dogmi e la morale cattolica così come sono, e come sempre sono stati, da quando Gesù stesso li ha posti e ha ordinato agli Apostoli di custodirli fedelmente, anche a costo della loro stessa vita.
Si torni a leggere il passaggio della intervista di monsignor Paglia a proposito dell’aborto: è un compendio della teologia modernista e storicista, radicalmente contraria al Vangelo, anche se si spaccia per la sua fedele interprete.Che cosa dice, infatti, monsignor Paglia, a proposito del rapporto fra il Vangelo e la Chiesa, da una parte, e il mondo e l’evoluzione sociale, dall’altra? Dice testualmente: non c’è da meravigliarsi che il progresso della vita determini un aggiornamento delle legge canonica. È nella sostanza del reale, la tradizione della Chiesa è un corpo vivente, non un Codice bloccato. Ma la legge canonica, fino a prova contraria, non è una legge umana: è la traduzione, nel povero linguaggio degli uomini, della legge divina; e la legge divina, se non andiamo errati, se i “perfidi” e reazionari teologi e preti pre-conciliari non ci hanno educati in maniera completamente sbagliata, e se abbiamo capito qualche cosa del cristianesimo nel corso della nostra vita, è la Parola di Dio. Che non muta, non evolve, non cambia: è quella, ed è fatta di sì, sì, e di no, no. Prendiamo il caso del divorzio. Gesù non dice, come dice papa Francesco nella esortazione apostolica Amoris laetitia, che bisogna vagliare caso per caso, e, a discrezione del sacerdote, riammettere il divorziato risposato alla santa Comunione e alla piena partecipazione alla vita ecclesiale; niente affatto, ma dice: L’uomo non divida ciò che Dio ha unito. Non parla di eccezioni, non invoca la misericordia divina, non lascia margini di ambiguità. L’uomo non separi: questo è un parlare del tipo: sì, sì, e no, no. Il resto viene dal Diavolo. Anzi, per essere ancora più chiaro, qualora ve ne fosse stato bisogno (evidentemente, Gesù sapeva bene di aver a che fare con un uditorio di dura cervice, allora come oggi), ha aggiunto: E se il tuo occhio, nel guardare un’altra donna, ti fosse di scandalo, strappatelo! E se la tua mano, o il tuo piede, ti fossero di scandalo, tagliali via: è meglio entrare nel regno dei cieli orbo, monco e zoppo che esser gettato, tutto intero, nella Geenna. Con il dovuto rispetto umano, noi siamo ancora così poco moderni e così incorreggibilmente cattolici da rivolgere la nostra fede, tutta intera, alle parole di Gesù, tramandate dal Vangelo, piuttosto che a quelle di papa Francesco nella sua esortazione apostolica, o a quelle di monsignor Paglia nelle sue estemporanee interviste alla stampa.
No: costoro non sono in buona fede. Sanno quel che stanno facendo; sanno di stravolgere il Vangelo, di fare a polpette la parola di Cristo, ma ciò non li spaventa affatto: vanno avanti per la loro strada, più sicuri che mai, più arroganti che mai. Se qualcuno esita a seguirli, se qualcuno si mostra perplesso, essi – il papa in testa – li attaccano, polemizzano, li rimproverano, li additano al pubblico disprezzo. È il modo di fare del buon pastore, questo? Dopotutto, non stiamo parlando dei feroci terroristi islamici, che tagliano le teste ai parroci sull’altare delle chiese, nel bel mezzo della santa Messa; non stiamo parlando dei discendenti di quel Lutero che, cinquecento anni fa, si ribellò alla Chiesa e proclamò di volerla distruggere, demolendone, tanto per cominciare, la teologia, e sguinzagliando i suoi lanzichenecchi, appena dieci anni dopo, nel bestiale sacco di Roma del 1527, a profanare le chiese, violare i monasteri, uccidere i sacerdoti, stuprare le monache: no, stiamo parlando di quei cattolici che hanno l’unica “colpa” di voler restare fedeli al Vangelo, così come esso è sempre stato e così come la Chiesa lo ha sempre insegnato, un pontefice dopo l’altro, un concilio dopo l’altro, un secolo dopo l’altro. Ma se potranno anche aver la meglio sugli uomini, essi hanno dimenticato che non potranno mai prevalere sul vero motore della Chiesa: lo Spirito Santo…

Che ci fa monsignor Paglia nella Chiesa cattolica?

di Francesco Lamendola

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