ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 agosto 2016

Fine del discorso e palla al centro?


Cosa ha replicato il Vaticano alle tesi di padre Georg Gaenswein sul doppio papato



L'articolo di Antonino D'Anna

No, monsignor Georg Gaenswein, il prefetto della Casa pontificia, trait d’union tra Papa emerito e Papa regnante, si è sbagliato. Non esiste alcun esercizio condiviso del Papato, e chiunque con lui supponga il contrario è in errore.

Dopo la messa a punto volante ad opera di Francesco (durante il volo di ritorno dall’Armenia, nel mese di giugno, aveva puntualizzato di essere lui e soltanto lui il Pontefice regnante, smentendo un’intervista in cui monsignor Georg parla di un Papato per due “di fatto”), ecco che ieri è arrivato il chiarimento giuridico ad opera di monsignor Giuseppe Sciacca, segretario della Segnatura Apostolica (praticamente la Cassazione vaticana). Che, intervistato da Vatican Insider, ha chiarito su basi prettamente giuridiche l’infondatezza di chi interpreta questo periodo di fatto eccezionale, con due Papi in Vaticano, come un Soglio pontificio per due.
La spiegazione è molto semplice: mentre un vescovo qualunque è genericamente successore degli Apostoli e il suo potere viene trasmesso in due parti (munus, ossia l’ordine sacro e la consacrazione episcopale, base della potestas, cioè della missione canonica e del libero esercizio dei poteri di governo sulla diocesi dato dal sacramento, cioè dall’essere stato consacrato vescovo), permettendo quindi l’esistenza del vescovo emerito che mantiene il munus pur avendo perso la potestas, nel caso del Papa questo non è possibile. Perché, secondo monsignor Sciacca, Il Papa è diretto successore di San Pietro: come tale non è possibile fare a meno della potestas in quanto vescovo di Roma. Insomma, il potere di governare la Chiesa passa interamente di Papa in Papa, che muoia o si dimetta.

Fine del discorso e palla al centro per chi ancora è convinto che Jorge Mario Bergoglio sia illegittimamente sul trono di Pietro o, come ha sostenuto monsignor Georg, eserciti la sua missione insieme con Joseph Ratzinger. Non si può: dimettendosi Benedetto XVI ha trasmesso i suoi poteri al suo successore, per cui non è possibile ipotizzare pontificati condivisi.

Ecco quindi che, senza bisogno di pubbliche rampogne e smentite, Francesco ha fatto sapere il suo punto di vista grazie ad un uomo e un giurista di fiducia, si dice Oltretevere. Adesso in Vaticano si discute su quali evoluzioni potranno esserci per questa vicenda: Georg è potenzialmente uno degli uomini – se non l’uomo – più importanti della Santa Sede. È il ponte tra due pontefici e due pontificati, l’uomo che decide la giornata di Francesco. A Roma c’è chi dice che finché il Papa emerito sarà in Vaticano, lì sarà anche il posto del monsignore, divenuto Arcivescovo prima delle dimissioni di Ratzinger nel febbraio 2013. In una posizione, per qualcuno, più defilata.
Ma attenzione, fa notare chi conosce bene il Prefetto della Casa Pontificia: i ratzingeriani, in questo papato argentino, continuano ad esserci. E ad essere ancora molto forti: pensate per esempio a chi ha il compito di vigilare sull’ortodossia della fede, ossia al ratzingeriano Gerhard Mueller; uno che, a dispetto delle sue perplessità in tema di famiglia e divorziati risposati emerse durante i Sinodi del 2014 e 2015, continua ad occupare una posizione di estremo rilievo.

 Antonino D'Anna


 



(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


1 commento:

  1. Zuffa tra a suon di eresie tra apostati che molto probabilmente manco sono validamente consacrati: ci vorrebbero i pop corn!

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