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venerdì 28 giugno 2013

Rivoluzione dimezzata

Ior, la rivoluzione dimezzata di papa Francesco

Per la banca vaticana il pontefice ha promesso cambiamenti. Mai arrivati. Come per altre riforme. Ancora incompiute.

Sono passati 100 giorni dalla sua elezione, ma la rivoluzione che tanti avevano pronosticato con l'elezione di papa Francesco non si è ancora avverata. Perché i problemi che c'erano sono rimasti sul tappeto, e per il momento non sembrano avere soluzione. Per di più, i tentativi di soluzione che il papa venuto “dalla fine del mondo” ha prospettato non sembrano adeguati.

BERTONE ANCORA AL SUO POSTO.Cominciamo con la prima carica che rimane saldamente al suo posto: il segretario di Stato Tarcisio Bertone, 79 anni il prossimo 2 dicembre. Ha quindi da tempo passato i 75, età canonica che prevede – come stabilì Paolo VI nel 1970 – la presentazione delle dimissioni dagli incarichi ricoperti.
Bertone invece è stato confermato nel 2010 con una lettera di stima del Papa emerito, nella quale si capisce che potrà dimettersi quando vorrà, e non viceversa; non c'è, insomma, la famosa clausola donec aliter provideatur ossia «fino a quando non sarà provveduto altrimenti».
LA COMMISSIONE DI VIGILANZA SULLO IOR. Non solo: Bertone ha anche ottenuto, appena una settimana prima delle dimissioni di Benedetto XVI, la sua riconferma alla guida della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, che partecipa anche alla scelta del presidente della banca vaticana. E naturalmente è stato scelto un nominativo gradito a Bertone: quello di Ernst von Freyberg, solerte banchiere tedesco con un piede anche nei cantieri navali Blohm & Voss, che ha all'attivo la costruzione e riparazione di qualche nave da guerra.
Freyberg a parte il cardinale venuto da Romano Canavese e famoso tifoso juventino è saldamente al suo posto. Si parla molto della sua sostituzione il 29 giugno prossimo, ma è previsto che il 4 luglio incontri il presidente del Consiglio Enrico Letta.

Il nuovo prelato della Banca vaticana

Secondo problema: la grande confusione sotto il cielo dello Ior. Il papa ha provveduto a nominare, questo mese, il nuovo prelato dello Ior. Una figura che è stata pensata come “ponte” tra il papato e la banca, saltando la Commissione cardinalizia. Insomma, uno di fiducia. È stato scelto il bresciano Battista Ricca, 50enne prelato con una carriera nella diplomazia vaticana. Monsignor Ricca, però, sembrerebbe più a suo agio con le strutture recettive che con i milioni gestiti dallo Ior: è infatti il direttore di Santa Marta, la casa-alloggio voluta da Karol Wojtyla negli Anni 90 come alloggio per vescovi e cardinali di passaggio a Roma, oltre che sede in cui i porporati devono soggiornare durante il Conclave.
SCELTA UNA PERSONA DI FIDUCIA. Francesco ha insomma scelto una persona di cui si fida, indipendentemente dalle sue eventuali competenze in materia. Del resto non sono pochi quelli che parlano di uno Jorge Mario Bergoglio che, mentre si incamminava verso la Loggia delle Benedizioni la sera del 13 marzo scorso, riceveva suggerimenti da destra e manca su personaggi da cui “guardarsi”.
Ora però sta leggendo il dossier Vatileaks ereditato da Ratzinger, e deciderà di conseguenza.
LA COMMISSIONE REFERENTE. Intanto ha nominato una commissione referente sullo Ior che ha il diritto di chiedere documenti e informazioni, ma che non commissaria la banca né tantomeno procede a rimpasti. Starà a tempo indeterminato, per adesso.
Tra i suoi componenti il cardinale Jean Louis Tauran, che riferisce praticamente su se stesso visto che fa parte della Commissione cardinalizia di vigilanza presieduta con Bertone. E il presidente della nuova commissione referente Ior è un salesiano come Bertone, l'80enne Raffaele Farina.
Per non parlare di un altro componente (la commissione è di cinque membri), l'americano Bryan Wells, che è assessore della prima sezione della Segreteria di Stato. È cioè terzo nella “catena di comando” dopo Bertone e il sostituto, il sardo Angelo Becciu.
UN CORDINATORE DI CASA OPUS DEI. Gli altri due membri della commissione sono il coordinatore targato Opus Dei, lo spagnolo Juan Arrieta, e per finire l'americana Mary Ann Glendon, ex ambasciatrice americana in Vaticano sotto Bush junior (2008-2009), una che non va tanto per il sottile e che ha solide radici cattotradizionaliste ben piantate nel Partito repubblicano yankee.

Il progetto di riforma della curia

Le commissioni piacciono, evidentemente, a Bergoglio. La prima ad essersi insediata è stata la commissione di otto cardinali che è stata incaricata di elaborare un progetto di riforma della Curia.
ALL'ALTEZZA DEL COMPITO. A dirla tutta, Francesco non si sente all'altezza del compito e lo ha detto ai religiosi cileni che gli hanno fatto visita il 6 giugno scorso, quando si è lasciato andare a confidenze di ogni genere (inclusa quella sulla lobby gay vaticana che ha fatto tanto scalpore nei giorni successivi): ha detto che però si fida di tre cardinali, in particolare, ossia di Oscar Rodriguez Maradiaga, «che è latinoamericano, c’è anche Francisco Javier Errazuriz, e sono molto ordinati. Anche quello di Monaco di Baviera Reinhard Marx è molto ordinato: loro sapranno portare avanti la riforma curiale».
Per la cronaca: Maradiaga, conservatore honduregno di 71 anni, è ritenuto vicino all'Opus Dei, pur non facendone parte. Ed è coordinatore della Commissione di riforma della Curia. All'Opera appartiene invece Errazuriz, 80enne cardinale cileno. E poi c'è Marx, che è un progressista attualmente presidente della Comece, la Commissione episcopale dell'Unione europea e che ha avuto modo poco prima del conclave di riconoscere che in Europa c'è un ateismo abbastanza aggressivo. Tre personaggi chiave completamente diversi tra loro, per una riforma che non si annuncia facile.
COMMISSIONI E CONFUSIONI. Quello che lascia perplessi non pochi in Vaticano è che, al di là di gesti indicati come rivoluzionari (le scarpe nere già portate da Wojtyla, la scelta di andare a vivere a Santa Marta, l'essere fuori dai giri di Curia, la croce di semplice ferro), in questi 100 giorni ben poco sembra essere cambiato rispetto al papato di Benedetto. Che c'è ancora: tace, legge, scrive, prega molto e riceve anche tante visite al monastero Mater Ecclesiae dove vive.
Francesco ha come segretario l'ex segretario in seconda di Ratzinger, il maltese Alfred Xuereb: e il prefetto della Casa pontificia, cioè l'uomo più a stretto contatto con lui, che decide chi e quando può ad esempio vedere il pontefice, è l'arcivescovo Georg Gaenswein, segretario particolare di Benedetto.
Non solo: le due commissioni e la nomina di Ricca allo Ior vengono interpretate da tanti come un segnale di confusione su quello che il Papa avrebbe intenzione di fare, specie riguardo alla Banca Vaticana dove molti si aspettavano un repulisti palpabile. Magari nei prossimi 100 giorni?
di Giacomo Barone

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